Perdere un Derby non fa mai piacere. Soprattutto per i tifosi rossoneri in astinenza di orgasmi calcistici da oramai tanto tempo, aggiungerei troppo. Ma nei momenti come questo, la lucidità deve essere massima, soprattutto nell’analisi di un Milan in fase di costruzione come quello che ci troviamo di fronte questa stagione. Archiviate le polemiche e le discussioni sulla mancata completezza del calciomercato rossonero, è finalmente il campo a dare i suoi verdetti, come piace ai veri amanti di questo sport. Il Milan che viene fuori dopo le prime tre giornate di campionato, è un Milan ancora incostante e decisamente fragile. Ce ne siamo accorti tutti. Ma se le prime due uscite avevano riportato sulla terra le fantasie dei tifosi rossoneri e fatto arrabbiare il tecnico Sinisa Mihajlovic fino a portarlo a dichiarazioni di fuoco verso i suoi giocatori, quella di domenica sera è stata una partita che ha portato con se interessanti spunti e risposte. Fossero arrivati i tre punti, o forse anche solo uno, lo spirito della tifoseria sarebbe decisamente diverso. Ma si sa che il cuore vive di emozioni e queste emozioni le si prova quando i derby li si vince.
Grazie a Dio, il nostro allenatore non è un tifoso rossonero e ne sono felice. Lo dico con tutta sincerità. Non è nato rossonero; non ha sognato da bambino di indossare la nostra maglia; ne tantomeno ha baciato i colori rossoneri durante la sua presentazione di inizio campionato. Non fa parte della “famiglia rossonera” insomma. Il Milan degli ultimi anni, necessitava proprio di questo. Qualcuno estraneo ai romanticismi ostentati con troppa facilità durante le ultime stagioni. Atti a coprire le voragini e gli errori societari nella costruzione, anzi direi distruzione, di quello che era il Milan che conoscevamo. Come un dottore spietato nell’emettere diagnosi, Sinisa ha dimostrato di vederci bene. Anzi benissimo. Le strigliate dello scandalo, post Fiorentina ed Empoli, non sono state altro che la verità portata a galla e spiattellata in tv dopo che il web l’ha covata per diversi mesi. Attaccato mediaticamente da tutti i fronti, quello dei finti amici del Milan e quello dei non, ha preparato il Derby alla sua maniera. Sorprendendo i molti, ha schierato una formazione dove hanno trovato la maglia giocatori discussi e poco utilizzati. Alla fine ha perso, ma ha gridato al mondo la sua soddisfazione elogiando i ragazzi per la prestazione. Insomma un vero leader, quello che ci serviva.
A differenza della passata stagione dove “dominare l’empoli a San Siro non è pensabile”, le conferenze stampa del tecnico serbo regalano una scarica d’adrenalina importante. E seppur non sia nato con i colori rossoneri addosso, le sue dichiarazioni difendono il Milan dagli attacchi e sbeffeggi degli opinionisti simpatizzanti di altre squadre, con decisione e fermezza. Incutendo un timore nell’interlocutore, che ricorda quello che avevano gli avversari nel momento di entrare in campo a San Siro contro il Milan. Bene così. Tornando alla partita di domenica, gli spunti che ci ha regalato sono davvero tanti. Romagnoli ha confermato le sue qualità tecniche e di personalità. Seppur colpevole a mio avviso di aver relagato il lato sbagliato a Guarin in occasione del goal nerazzurro, ha imposto il suo fisico e le sue capacità di palleggio per gran parte della partita. Necessiterebbe di un compagno di difesa che regali lui tranquillità e lo aiuti a crescere. Domenica ha aiutato lui Zapata a fare bella figura e non a caso, all’errore del giovane difensore romano, si è accodato il colombiano che si è perso ad inseguire Icardi fino alla bandierina. Amen.
Altra zona del campo soggetta alla prova d’appello, è stata quella del tanto discusso centrocampo. Una inedita triade composta da Montolivo, Kucka e Bonaventura, ha dato il suo contributo per gran parte della partita. Con un, a detta di molti, “capitano illegittimo” riproposto nella posizione dove aveva regalato le sue migliori partite in rossonero, il gioco del Milan ha ritrovato le geometrie minime necessarie per la sua costruzione. Non molto, ma come si dice a milano, piuttosto che niente, è meglio piuttosto. Colgo l’occasione per complimentarmi con Montolivo per la prestazione composta di una ritrovata grinta e tanto fosforo. E se lo dico io che l’ho sempre criticato, potete crederci. Bene come al solito Bonaventura, sua unica colpa quella di non potersi clonare, l’altra nota positiva è giunta dal suo compagno di reparto Kucka. Prestazione piena di intensità condita da slalom tra gli avversari che non sapevo essere nelle sue corde. Bravo. Evase le pratiche difesa e centrocampo, eccomi arrivare al vero bersaglio degli insulti dei tifosi rossoneri.
Dai seggiolini dello stadio, ai comodi divani di casa, sfido chiunque a non ammettere di essersi alzato di scatto per gridare la propria rabbia verso Keisuke Honda. La prestazione del giapponese è stata sconcertante e la sufficiente disponibilità ad aiutare la fase difensiva, non può essere l’alibi per un giocatore schierato nel suo ruolo preferito e con una coppia d’attacco pronta a godere delle sue giocate. Il fatto che sia stato premiato restando in campo nel momento dell’ingresso di Balotelli, ha moltiplicato l’ira dei tifosi rossoneri che hanno visto i fantasmi di un accordo marketing, a discapito dell’interesse del vincere la partita. Sospetto che ha sfiorato anche il sottoscritto ma che ho voluto cancellare immediatamente pensando all’integrità dell’uomo seduto in panchina. Meno di quello seduto in tribuna.
Convinto che fino al recupero di Jeremy Menez, il ruolo di trequartista debba essere occupato da Jack di cuori, ovviamente rossoneri, la ciliegina domenicale me l’ha regalata SuperMario. Non ne avevo dubbi e la mia convinzione mi ha portato a postare impopolari tweet in sua difesa, per tutta la settimana pre derby. Quel palo grida ancora vendetta e nella mia testa ho immaginato piu’ volte una sua eventuale esultanza. Cosi’ non è stato, ma vederlo bacchettare la Nord stringendo in mano la nostra maglia con orgoglio, mi ha rasserenato l’umore dopo la sconfitta. Questo è il Derby. Un vecchio coro della Sud recitava : “il sogno passa, la storia resta.La Nord è muta mentre noi facciamo festa”. Domenica abbiamo perso noi e loro hanno festeggiato, verissimo. Ma noi abbiamo davvero scritto la storia per tanti anni e se adesso ci tocca sognare, che si sogni pure un atteso ritorno. Società permettendo.
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This post was last modified on 15 Settembre 2015 - 20:10