Per questo Milan fare a meno di De Jong è impossibile. Ma per i rossoneri il ruolo dell’olandese crea anche un problema. Da anni. Più o meno da quando il Diavolo non vince un derby di campionato: 4 maggio 2014, quando proprio un gol di testa di Nigel (sulla punizione di Balotelli) regalò una gioia alla squadra di Seedorf.
Dopo quel successo i cambiamenti si sono rincorsi a dismisura, in buona parte senza consegnre benefici, ma una cosa è rimasta uguale: la sua posizione in campo e nello spogliatoio. L’ex Manchester City gioca sempre fuori ruolo, ammette stamane La Gazzetta dello Sport, perché evidentemente non è un regista. Non ha le caratteristiche adatte per fare il centrale in un centrocampo a 3, sarebbe invece perfetto in una mediana a 4. Ha grande cuore, però non i piedi buoni per impostare l’azione né lanciare lungo. Un limite, che quasi nessun allenatore recente ha mai cercato di risolvere. Nonostante ciò il 34 rossonero riesce a dare lo stesso il massimo grazie ad orgoglio, esperienza ed umiltà: i punti di forza maggiori.
Parliamo di uno dei pochissimi leader del Milan, rimasto senza una formazione di senatori adeguata. Trascinatore per compgni e tifosi. Il De Jong uomo e calciatore servono come il pane a Mihajlovic (fino adesso lo ha sempre portato nelle conferenze stampa di vigilia), ma se fatto agire lì nel mezzo lo si limita mettendo in difficoltà al gruppo. E a volte favorendo gli avversari. Avercene comunque di poblemi così, specie capaci di aver battuto da soli l’Inter.