I casi El Shaarawy e Mastour suggeriscono: diritto di ricompra per evitare rimpianti

Sembra quasi una moda delle ultime sessioni di calciomercato o, in ambito italiano, è una strategia alternativa per aggirare l’ormai rimossa opzione della comproprietà. Si parla del diritto di ricompra, recompra per dirlo alla spagnola, che consente soprattutto alle grandi squadre di liberarsi di un giocatore con il cuore più leggero, sapendo di poterselo riprendere in futuro seppure a cifre superiori. Il Real Madrid lo ha utilizzato con Morata e, per restare nei confini della penisola, l’Inter lo ha sperimentato con il giovanissimo Bonazzoli. In forma diversa ma dai contenuti simili, è la strategia che la Juve ha messo a punto nella gestione dei vari Zaza, Berardi e Rugani.

Il concetto è semplice. La società ha tra le mani un giocatore che, per vari motivi, non può esplodere subito con la maglia che indossa: cessione e diritto di ricompra a una cifra più alta, solitamente non superiore di 10 milioni rispetto al prezzo iniziale. È probabile che il Milan ci abbia pensato per El Shaarawy ma, di fronte a un club come il Monaco, non poteva essere portata avanti un’ipotesi simile. Piuttosto sono i monegaschi che, vincolando l’obbligo di riscatto alle 15 presenze del Faraone, si sono cautelati rispetto a eventuali infortuni. Certamente, però, il diritto di ricompra non deve essere sottovalutato nei prossimi affari rossoneri, soprattutto per quei giovani che al momento non convincono a fondo ma che, con una buona dose di esperienza, potrebbero rivalutarsi e diventare preziosi.

In tal senso, la mente corre velocemente alla situazione di Hachim Mastour che, salito alla ribalta delle cronache per un talento precoce e cristallino, ora sembra essersi eclissato per via di infortuni e scelte tattiche. Cederlo in prestito non sembra essere nelle intenzioni della società, che vuole cautelarsi incassando subito una cifra da plusvalenza, ma l’opzione di ricompra potrebbe permettere di liberarsene con il cuore più leggero. I tifosi rossoneri vivono con il terrore di vederlo diventare un fenomeno altrove anche se, nel caso di grandi squadre come il PSG, risulta difficile mantenere il controllo su un giocatore ceduto.

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