Il silenzioso addio di Tassotti: una vita al servizio del suo Milan

Dai pionieri della storia rossonera ai nuovi idoli. Sinisa Mihajlovic, ufficializzato nella giornata di ieri, rappresenta in questo senso una sorta di discontinuità. Discontinuità dal passato, discontinuità dal tanto reclamizzato DNA rossonero. Una discontinuità certificata dall’esonero di Pippo Inzaghi. Un esonero che lascia un vuoto, se possibile, ancor più grande. Ancora più inquietante. Un vuoto silenzioso. Dopo 35 anni lascia, infatti, anche Mauro Tassotti. 35 anni, una vita spesa per il Milan.
Il Vice allenatore per antonomasia. Per scelta. Lui stesso era solito dichiarare: “Non potrei mai diventare allenatore del Milan, se le cose non dovessero andare per il verso giusto non riuscirei a lasciare questa società”. Un maestro nell’ombra, la memoria storica di Milanello. Il condottiero di altri tempi.

Terzino forte, robusto, spigoloso. Stilisticamente non paragonabile all’eleganza di David Beckham, un picchiattore: dalla tacchettata in faccia ad Oriali, alla famosa gomitata a Luìs Enrique al mondiale del ’94. Un teppistello da sbattere in prima pagina. Sacchi inizialmente faticava a vederlo protagonista nel suo Milan. Dovette ricredersi: con il mago di Fusignano il Tasso diventò un ottimo cursore di fascia, imparò a muoversi con la squadra, assimilò la teoria sacchiana, fino a diventarne un ambasciatore nel tempo. Due sono le immagini esemplificative: quando assieme a Franco Baresi alza la Coppa Intercontinentale vinta a Tokyo e quando, cinque anni più tardi, il 18 maggio 1994, è lui stesso, sotto gli occhi di Adriano Galliani, ad alzare la Coppa dei Campioni, conquistata ad Atene dopo la vittoria per 4-0 sul Barcellona.

Le sue conoscenze, la sua disponibilità, la sua intelligenza sono servite al Milan per conquistare altre importantissime vittorie. Come Vice di Carlo Ancelotti, al fianco di Leonardo. Consigliere fidato di Massimiliano Allegri. Fino ad arrivare al difficile rapporto con Clarence Seedorf. Quella tra l’olandese (il professore) e il Tasso (il maestro) è stata una convivenza tormentata, vissuta male dal vice allenatore sempre a disposizione di Clarence, anche in piena notte: “Ho cercato di comportarmi con lui nel modo migliore mettendomi a sua disposizione. Ma per essere collaborativo devi anche sentirti a tuo agio e in quel periodo non stavo bene in panchina né a Milanello”.
Fino ad arrivare alla chiusura del cerchio: all’ultima esacerbante stagione, accanto a Pippo. Nel nuovo corso targato Mr.Bee-Sinisa Mihajlovic non ci sarà Mauro Tassotti. Un Grande milanista.

Gestione cookie