Tra attese riguardo assetto societario, eventuali quotazioni in borsa e rosa del prossimo anno, l’unica certezza in casa Milan è il modulo secondo cui la squadra sarà messa in campo. La scelta di Mihajlovic, per la verità condivisa se non suggerita da Silvio Berlusconi, è ricaduta sul 4-3-1-2, con intenzioni simili a quelle della stagione del ritorno di Kaka. Un’opzione decisa e condizionante, se si pensa le caratteristiche di alcuni giocatori attualmente in rosa, che può portare a sacrifici illustri o a nuovi scampoli di carriera per giocatori finiti ai margini del progetto. La scelta del trequartista e delle due punte sembra essere un dogma e solo il tempo dirà se si tratta della mossa vincente oppure se, in pieno stile Ancelotti, il tecnico serbo saprà adattare il modulo ai giocatori e nel frattempo utilizzare l’arte della diplomazia con il presidente.
Il ruolo di trequartista non è nelle priorità del mercato rossonero, piuttosto concentrato sulla ricerca di una prima punta di spessore internazionale da affiancare al rientrante Matri, pronto al posto di riserva nella terza esperienza in rossonero. Alle spalle dei due attaccanti dovrebbero giocarsi il posto Bonaventura e Honda, certamente più adatti a partire dal centro piuttosto che a stanziare sulle fasce laterali. Entrambi infatti non hanno il passo tipico dei vecchi tornanti, né le capacità da incontrista dei centrocampisti. Ricoprire il loro ruolo originario potrebbe garantire un rendimento costante, magari lontano dagli exploit dei numeri dieci di una volta, ma dinamico e funzionale alle esigenze della squadra. Meno ricercatezza tecnica e più intensità, insomma, con buone capacità di inserimento e discreta propensione alla realizzazione.
La vera incognita è quella relativa alla seconda punta, su cui il Milan sta lavorando soprattutto nell’ottica di un giovane di prospettiva, e non è un caso che si faccia il nome del ventunenne Marco Pjaca. Da definire però i ruoli di El Shaarawy e Cerci, reduci da stagioni diverse ma ugualmente complesse, più abituati al ruolo di esterno in un 4-3-3. I due italiani e le rispettive carriere si trovano davanti a un bivio: lasciare i colori rossoneri e cercare un progetto su misura, magari in squadre meno blasonate, oppure trovare nuovo slancio insieme a una nuova posizione in campo. D’altro canto, la miglior stagione di Cerci coincide con il ruolo di seconda punta –seppure atipica- al fianco di Immobile, mentre il Faraone ha più volte studiato da attaccante. Non è un caso che Antonio Conte, nelle ultime uscite stagionali, lo abbia provato decisamente più interno e maggiormente vicino alla porta, con risultati incoraggianti per il futuro. L’obbiettivo, in casa Milan, è coadiuvare le esigenze tattiche alla necessità di non disperdere talento prezioso.