Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport e collabora con news.superscommesse.it. In passato ha collaborato con Bordocampo.net, Sportmain.it e calciomessina.it.
Il primo mattone del nuovo Milan è finalmente stato messo: Sinisa Mihajlovic sarà l’allenatore dei rossoneri nella prossima stagione 2015/2016. Il nuovo corso inizierà dal tecnico serbo, quindi, di certo non un “milanista” come le ultime due scelte, che hanno avuto un epilogo alquanto disastroso, non certo uno morbido. Qualche milanista già è in fermento per questa scelta indirizzata verso un uomo dal passato nerazzurro e da dichiarazioni forti a favore della “sua” Inter e contro i cugini dell’altra sponda del Naviglio. Sinisa, quindi, avrà un compito che si preannuncia già più difficile dei suoi recenti predecessori: conquistare la fiducia e la stima dei tifosi rossoneri.
Per uno dal carattere forte, sicuro e determinato, come quello del serbo, però, di certo questo sarà l’ultimo dei suoi problemi. Il campo sarà a parlare per lui, ora si dovrà solo lavorare e fare di tutto per costruire una squadra che se la possa giocare contro tutti senza paura. Addio a Inzaghi, tocca quindi a Mihajlovic. Da martedì è cominciata la nuova avventura del Milan con uno “strappo” alla storia (congedato anche Tassotti dopo 30 anni giusti giusti) e all’eroe di Atene 2007 e con l’abbraccio a un antico rivale dichiarato (per la sua milizia interista come calciatore e poi come vice di Mancini) che ha il compito di introdurre disciplina nello spogliatoio e rilanciare il marchio, reso opaco dal decimo posto. Questo è l’obiettivo numero uno, al di là del mercato che si andrà a fare.
Nel primo vertice a Casa Milan tra il neo allenatore rossonere, il suo staff, Adriano Galliani e il Presidente Silvio Berlusconi, si è subito pianificato il ritiro e le amichevoli estive e poi si è parlato in lungo ed in largo di mercato. Le prime linee guida di Mihajlovic sono forti e chiare e danno l’idea di quali siano le idee dell’allenatore. Un “no” deciso ad un possibile ritorno di Kevin Prince Boateng e la richiesta di un rinnovo per Nigel De Jong. Ergo, il serbo vuole gente seria, motivata, gente che possa essere da buon esempio nello spogliatoio, per tutti. Inutile dire che per questa ragione e per quella di giocare con un trequartista dietro le due punte, rischiano fortemente i tanti esterni offensivi presenti in rosa poco inclini al sacrificio: Menez e Cerci su tutti, Honda ed El Shaarawy a seguire che dovranno convincere il tecnico di poterci stare in questa squadra.
Mihajlovic ha dimostrato nella sua carriera, fin qui, di non guardare in faccia nessuno e di preferire voglia e determinazione a nomi e prestigio. Eto’o non si sacrificava così nella sua carriera dai tempi di Mourinho e quando non lo faceva si accoodava in panchina. Chi non mostrerà il giusto atteggiamento, quindi, starà fuori senza se e senza ma. Il resto lo farà il mercato, ma da queste premesse si deve ripartire per costruire una squadra da battaglia, una squadra che faccia tornare il tifoso rossonero ad essere orgoglioso dei propri giocatori, che dia la sensazione di sputare sangue in campo e sudarsi la maglia fino all’ultimo secondo. Dopo le due ultime disastrose stagioni, questo sarebbe già un ottimo punto di partenza, ma siamo sicuri che con l’ex tecnico di Fiorentina, Catania e Sampdoria (tra le altre) almeno questo ci sarà sicuramente.
This post was last modified on 20 Giugno 2015 - 10:52