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Chi di noi non ha mai ricevuto quelle mail con scritto: “Clicca qui e vincerai 500 euro! Un’offerta unica, solo per te!”? Ovviamente nessuno o in pochissimi ci credono e quelle mail finiscono di default nella cartella “Spam”. Probabilmente sbaglierò, come mi accaduto nella vicenda Conte (anche se a gennaio la proposta il Milan gliel’ha fatta davvero ottenendo il sì del ct e il “ni” di Tavecchio), ma sono portato a non fidarmi mai delle cose troppo facili.
Con questo non voglio dire che l’offerta di Mr. Bee debba finire nella cartella “Spam”, anche se in un primo momento sembrava che Silvio Berlusconi e Fininvest l’avessero derubricata in modo sbrigativo e superficiale. Dico anzi che è giusto che i proprietari del Milan la tengano in grande considerazione come hanno dimostrato concedendo una trattativa esclusiva per otto settimane al broker thailandese. I dettagli dell’offerta e delle prospettive li hanno scritti tutti meglio e prima di me, quindi non mi permetto di dissentire o dubitare. Faccio un altro ragionamento molto terra terra.
Ci vogliono far credere che questo broker thailandese versi nelle casse di Fininvest 480 milioni di euro per acquisire il 48% delle azioni del Milan lasciando a Berlusconi il pieno comando, lasciando a Galliani la governance dell’area sportiva e a Barbara l’area marketing e progetti speciali. Questo 48%, pagato carissimo, consentirebbe a Mr. Bee di sviluppare il brand Milan in Asia e poco altro. Perché anche l’ipotesi (suggestiva e spericolata) di quotazione rossonera nelle borse di Hong Kong e Singapore è stata tutt’altro che confermata dal comunicato Fininvest. Se il 48% vale 480 milioni, significa che tutto il Milan vale 1 milardo di euro. Sembra una valutazione del tutto fuori mercato, visto che qualche anno fa il Manchester United, all’epoca leader mondiale dei fatturati, con un impero economico legato a merchandising e diritti tv in tutto il mondo, soprattutto in Asia, stabilmente in Champions League e proprietario di una fabbrica di soldi come Old Trafford, è stato pagato 1 miliardo e 200 milioni. Ha ragione Andrea Agnelli (anche se le sue battute sono figlie di una profonda battaglia politico-economica rappresentata dalla tensione Sky-Mediaset) che si domanda come sia possibile che il Milan attualmente valga più del triplo della Juve (297 mln). Guardiamoci allo specchio e scopriremo che questo Milan con una rosa da mezza classifica, fuori per due anni di fila dall’Europa, senza stadio di proprietà e con un passivo di 90 milioni nel bilancio 2014, non può valere tutti quei soldi. E allora? Come ci spieghiamo questa supervalutazione?
La cordata imbastita da Mr Bee riuscirà a rientrare in fretta del colossale investimento vendendo in Asia le magliette rossonere o il “profumo” del Milan? Può essere, speriamo. Ma le prospettive sono diverse. Thohir si proponeva la stessa cosa e, per sua ammissione, nel primo anno e mezzo di gestione, il merchandising nerazzurro in Asia ha migliorato il proprio fatturato del 15%. A quanto pensate che possano ammontare i ricavi del merchandising asiatico di una società che ha fatturato complessivamente 160 milioni in un anno? Pensate a quella cifra e calcolatene la percentuale del 15%. Ammettiamo che il Milan fatturi in Asia il doppio dell’Inter in gadget, magliette e persino diritti tv, scopriremo che con un incremento annuo di questo tipo a Mr Bee e ai suoi investitori serviranno almeno 15 anni solo per rientrare dell’investimento iniziale. Quindi, evidentemente, a Mr Bee e ai suoi investitori interesseranno altre fonti di guadagno diverse da quelle che ci hanno detto finora. Quali potrebbero essere? La quotazione nelle borse asiatiche? Ci può stare con tutti i rischi che potrebbero derivare da una quotazione in mercati ad altissima volatilità come quelli dell’Estremo Oriente con conseguente abbondanza di speculazioni. Sempre il solito Manchester United, dopo vari tentativi di quotazione ad Hong Kong, preferì ripiegare sulla più sicura e stabile Wall Street. Ma magari questo Mr Bee è davvero un genio della finanza che riuscirà a decuplicare il fatturato rossonero vendendo le magliette in Cina e a produrre una fortuna per i suoi investitori quotando il Milan alla borsa di Hong Kong. La realtà è che questa genialità finanziaria deve ancora manifestarla, come abbiamo letto un mese fa sulla rivista americana Forbes e come abbiamo avuto modo di constatare parlando per esempio con Wang Zhou, il presidente del Pavia Calcio, imprenditore cinese che opera con la borsa di Hong Kong, ma che non ha mai sentito nominare il broker di Bangkok.
Morale della favola: se l’operazione avesse crismi e cifre presentati in questi giorni da tutta la stampa sarebbe un autentico capolavoro finanziario e sportivo del presidente Berlusconi, il quale otterrebbe un finanziamento colossale per ripianare i debiti e far grande il Milan senza perderci nulla, nemmeno la presidenza. Bellissimo, forse troppo bello per essere vero. Da tifoso spero fortemente che sia così, ma da operatore della comunicazione, per giunta innamorato del Milan, sono portato a “diffidare” di questi soldi facili. Soprattutto perché, al momento, non si è ancora palesato chi c’è alle spalle di Mr. Bee, il quale non mette a disposizione risorse proprie, ma si propone di raccogliere da misteriosi e facoltosi investitori. Pertanto preferisco, in modo impopolare, diffidare dei facili entusiasmi e dei 150 milioni da spendere sul mercato. Preferisco vedere i rischi di questa operazione quantomeno anomala. Certo del fatto che, alla fine, Fininvest e soprattutto Silvio Berlusconi non metteranno a repentaglio il futuro del Milan e dei suoi tifosi. Dopo tante parole al vento preferisco credere ai fatti e non ai progetti. Spesso quando i progetti sono troppo belli si rivelano illusioni. Ricordate per esempio quando su queste pagine leggevate tutto il mio scetticismo sulla fattibilità del nuovo stadio al Portello? Dopo l ennesimo rinvio di oggi cosa ce ne facciamo del plastico?
This post was last modified on 10 Giugno 2015 - 10:02