Si chiama Pablo Victor Dana. E’ lui il regista dell’operazione che ha portato Bee Taechaubol a diventare socio del Milan. E’ stato lui, per sua stessa ammissione in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ad aver coinvolto il broker thailandese nel mondo dello sport perchè – spiega – “quando gli ho parlato di calcio si è illuminato”.
Da qui i retroscena: “Bee è grande tifoso del Milan sin da ragazzino, nell’ottobre scorso mi parla del suo progetto: lo perfezioniamo insieme e io creo il contatto, visto che a inizio Anni 90 ho lavorato per Fininvest, in Publitalia. Tra l’atro a fianco di Urbano Cairo. Ci aiuta l’onorevole Licia Ronzulli e già prima di Natale c’è il primo incontro ad Arcore. E’ subito scattato il feeling. Berlusconi è sempre magnetico, ha guardato Bee negli occhi e gli ha detto: “Alla tua età ero come te”. In realtà sono i due opposti che si attraggono”.
Quindi sulla trattativa che il 2 maggio scorso sembrava arenata: “Ci sono state delle pressioni e Berlusconi ha preso tempo. Ma quando lui e Bee hanno cominciato a parlare da soli c’è stata la svolta. Diciamo che qualcuno ha cercato di giocare alla dama… cinese. Noi invece abbiamo preferito gli scacchi. Io sono il cavallo: l’unico che salta le caselle e attacca quando meno te lo aspetti. Ora siamo tutti insieme a difendere il re e la regina: Berlusconi e il Milan”.
E ancora sul ruolo di Mr. Bee nel Milan che, “sicuramente non sarà tecnico”. “Per quello – aggiunge Dana – c’è già Galliani che ha sempre operato bene. Io dovrò essere il traduttore della cultura sportiva del Milan nel mondo. La maglia rossonera ha un linguaggio che unisce ogni angolo del globo. Questo darà uno sviluppo enorme al club, e non solo in Oriente, nel marketing e nel merchandising”.
Infine qualche dettaglio ulteriore su Mr Bee: “E’ nato in Thailandia ma culturalmente è cinese. Perché da quel grande Paese vengono le sue precedenti quattro generazioni. Ha gentilezza di modi e grande intelligenza unita a una determinazione spietata. L’ho visto muoversi con disinvoltura nei palazzi del potere cinese. Gli spiegai che in Fininvest conta un uomo solo. Lui ha studiato Berlusconi ed è riuscito a guadagnarne la sua fiducia. E quando altri davano per saltato l’affare ha lavorato in silenzio, raggiungendo l’obiettivo”.