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E’ già passata una settimana da quando il Milan è diventato di proprietà di Mr Bee eppure la sede sociale non si è ancora spostata dal Portello a Bangkok. Non vedo ancora sostanziali cambiamenti e, curiosamente, Silvio Berlusconi ha parlato ancora una volta da presidente rossonero. Quindi? Ho avuto le allucinazioni quando sette giorni fa ho letto su tutti i siti e su tutti i giornali, uno in particolare, che il 51% delle azioni del Milan erano state vendute al broker thailandese? Ho sentito male quando la tv più costosa e importante del nostro Paese ha annunciato più volte la certezza del passaggio di proprietà? Purtroppo no. Era tutto vero.
In questo modesto spazio che mi è concesso da SpazioMilan.it ho più volte sottolineato la differenza tra una trattativa di mercato per un calciatore e quello che è il bene supremo per ogni tifoso, cioè la proprietà, il futuro, la vita del club che ama. Ho sempre pensato che non si può trattare il futuro del Milan come un’operazione di mercato per un attaccante o per il nuovo allenatore. E invece… Dico la verità: non avrei mai immaginato che qualche collega potesse pensare, scrivere o dire che un’operazione da un miliardo di euro legata a un asset che fattura 250 milioni all’anno si potesse concludere con un blitz di 20 minuti in un hotel del centro, come avviene per comprare un centrocampista a parametro zero nell’ultimo giorno di mercato. E invece… ho visto e sentito anche questo.
La cosa peggiore che gran parte di un popolo, triste e deluso, quello milanista, è andato dietro alla notizia come un gregge di pecore assetato di un futuro migliore. Un gregge che non si accorge che meglio del recente passato sarà impossibile ottenere e che quel futuro ipoteticamente deciso in 20 minuti di blitz avrebbe potuto rappresentare l’ennesimo tonfo della tormentata storia rossonera. Tormentata fino a 30 anni fa. Per fortuna se n’è accorto Silvio Berlusconi che ha chiarito le sue intenzioni a tutti. Anche a chi era fortemente “interessato” a un futuro diverso o a chi contesta tanto per contestare. Schietto come mai fino ad ora Berlusconi ha spiegato che la sua “famiglia” non può o non vuole più svenarsi per tenere il Milan al passo delle “grandi” d’Europa. E da qui nasce la ricerca di un nuovo proprietario. Ma un proprietario in grado di riportare il Milan sul tetto del mondo, non uno che tolga il problema alla “famiglia” e faccia “vivacchiare” il Milan per chissà quanti anni. Per farlo “vivacchiare” può anche tenerlo Berlusconi. Tanto vale. L’obiettivo è un altro. Quello di dare al Milan un futuro ricco, anzi ricchissimo. Tipo le squadre di Manchester, Parigi, Madrid ecc ecc. Purtroppo questo scenario è ancora molto lontano e forse nemmeno tratteggiato all’orizzonte. Purtroppo finora in Italia non si è vista traccia di investitori di questo tipo nel mondo del calcio. Quindi, in attesa che la ricerca vada avanti, non illudiamoci. Non pensiamo a ricconi orientali che ricconi non sono, non illudiamoci con campagne acquisti faraoniche che tanto non ci saranno, non fantastichiamo con stadi di proprietà che non verranno costruiti. Non per le proteste dei cittadini o per i limiti urbanistici, ma più semplicemente perché per costruire lo stadio ci vogliono i soliti tanti tanti soldi. Che in questo momento non ci sono.
E allora teniamo i piedi per terra e guardiamo in faccia alla realtà. La realtà è un’estate in cui l’attuale dirigenza, quella che ci ha accompagnato in 30 anni di successi, proverà a fare una squadra competitiva con poche risorse. Certo, cercherà di spenderle al meglio e di non sprecarle. Magari evitando di dover superare ostacoli interni, oltre che gli oggettivi limiti esterni. A questo proposito mi sembra superfluo ricordare che il trascinatore della quasi finalista di Champions Tevez, Galliani lo aveva preso 3 anni fa scambiandolo con il desaparecido Pato. Come ripeto da mesi, la strategia del Milan 2015/16 è chiara: non potendo tuffarsi sul mercato con la brosa piena di euro, il Milan dovrà cedere più che comprare. E terrà gran parte di questa rosa, aggiungendo solo pochi ritocchi. Non arriverà nessun fuoriclasse in campo, ma ne arriverà uno in panchina. Sperando che almeno lui possa far rendere questa squadra modesta al di sopra del suo reale valore. Un po’ come era successo 4 anni fa alla Juve di Conte. Guarda caso proprio lui.
La vittoria sulla Roma dimostra che non è proprio tutto tutto da buttare via. L’essenza la coglie Inzaghi che, da quando sa che la sua avventura sulla panchina rossonera è finita, sembra dare il meglio di sé. Se non altro parla senza filtri e senza freni. Quando dice che “Honda deve essere un esempio per la sua professionalità” tira una stoccata ai troppi “sfaticati” che negli ultimi anni popolano Milanello. Quando dice che “finalmente il Milan ha giocato da squadra” evidenzia il primo obiettivo NON raggiunto della sua gestione. Quando non hai i campioni devi giocare “di squadra” e il suo Milan quest’anno non ce l’ha fatta. E’ vero che la squadra gioca meglio senza un solista come Menez, ma la ricetta vincente non deve essere far fuori Menez, che è uno dei migliori. La ricetta deve invece essere avere un bravo allenatore che convinca Menez a mettere il suo talento al servizio della squadra. Inzaghi, forse per inesperienza o per inclinazione caratteriale, non ce l’ha fatta. Speriamo che ci riesca il suo successore. Io da mesi dico di chi si tratta, ma se volete credere a Mr Bee, allora aspettate pure Guardiola.