Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport e collabora con news.superscommesse.it. In passato ha collaborato con Bordocampo.net, Sportmain.it e calciomessina.it.
In queste ultime ore si fa un gran parlare di una possibile e suggestiva ipotesi che vedrebbe il ritorno di Mister Carlo Ancelotti, in procinto secondo molti di essere silurato dal Presidente del Real Madrid, Florentino Perez, sulla panchina rossonera. Ritengo comunque molto improbabile che ciò possa davvero accadere e credo che prima di parlare del futuro allenatore, bisognerà conoscere quale sarà con esattezza il futuro societario, ma ad ogni modo proverò a formulare una tesi che spiega il motivo del mio scetticismo riguarda il ritorno di Re Carlo al timone del Diavolo.
Anch’io, ovviamente sarò eternamente grato a Mister Ancelotti per i tanti successi che ci ha regalato e per come è riuscito a mettere insieme e a far giocare tutti quei magnifici interpreti del pallone, ma sono anche dell’idea che, soprattutto in Italia, con quella squadra in sette stagioni e mezzo si poteva vincere molto di più. Un po’ come Rafa Benitez, Carletto è sempre stato infatti più a proprio agio con le competizioni europee rispetto ai tornei nazionali, troppo lunghi ed estenuanti in cui ci vuole più costanza e meno disattenzioni. A questo si aggiunge la regola non scritta dei “cavalli di ritorno” che al Milan, in panchina (vedi Sacchi e Capello), ma anche in campo (vedi Kakà, Sheva o Gullit per esempio) non hanno mai avuto grandissimo successo.
Ancor più da tenere in considerazione, però, è la caratteristica degli allenatori. Ancelotti è sempre stato un grandissimo tecnico nel saper gestire squadre piene zeppe di campioni, vedi gli ultimi tre esempi tra Chelsea, Paris Saint Germain e Real Madrid, ma anche gli esempi italiani tra Parma, Juventus (nelle sue due stagioni e mezzo in cui comunque sfiorò soltanto i due scudetti) ed il suo Milan che, al suo arrivo al posto di Terim nel novembre del 2001, poteva contare su campioni già belli che fatti come Inzaghi, Shevchenko, Maldini, Nesta, Rui Costa, Seedorf e su altri, come Pirlo e Gattuso, che stavano per bocciare. Come si troverebbe alle prese con una squadra completamente da rifare e che deve ripartire da due stagioni disastrose?
Questo è il più grande interrogativo che viene spontaneo porsi, con il dubbio che, a meno che non si faccia un mercato principesco ai livelli degli sceicchi di Psg e Manchester City, difficilmente un allenatore come Carlo Ancelotti possa riportare in alto il Milan. Molto meglio, a mio parere, visto che è un altro nome che circola tanto in questi giorni, sarebbe affidare la squadra nelle mani di uno con il carattere e la grinta di Antonio Conte. La Juve dopo due settimi posti è tornata ad essere grande grazie a lui, la sua cattiveria e la sua voglia di rimettersi in gioco ed essere decisivo potrebbero tornare utili anche a questo Milan, anzi soprattutto a questo Milan.