Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow.
Il Milan vuole a tutti i costi Carlo Ancelotti. Mentre Carlo Ancelotti vorrebbe a tutti i costi restarsene in pace. E’ questa la sintesi delle ultime concitate giornate, vissute sull’asse Milano-Madrid, con incursioni “elettorali” di Silvio Berlusconi in giro per l’Italia. I rossoneri hanno individuato nell’ormai ex allenatore del Real Madrid il profilo ideale per avviare un nuovo progetto tecnico. E, al momento, non sembra proprio esserci alternativa all’uomo di Reggiolo, vista l’insistenza di Berlusconi e Galliani, nonchè la permanenza dell’amministratore delegato nella capitale spagnola. C’è da chiedersi, a questo punto, il motivo di quella che pare l’unica strada individuata e imboccata dalla dirigenza rossonera.
Ancelotti è “uomo di famiglia”. Mastica Milan da una vita. Ha abitato a Milanello. Conosce Galliani e Berlusconi in ogni loro sfaccettatura. Con lui non ci sarebbero rischi. Patti chiari, testa bassa e lavorare. Già, ma con quale “materiale” a disposizione? La sensazione di molti tifosi è che Carletto sia il personaggio più autorevole e, allo stesso tempo, meno “esigente” sul fronte del mercato rappresentando lui stesso il “top player”. Il rapporto con la società e con la famiglia Berlusconi lo pone in condizione di poter accettare il compromesso di una progressiva, seppur lenta, ricostruzione. D’altronde, Ancelotti ha vinto tutto dappertutto. E oggi non vi sono molte panchine “prestigiose” libere o comunque in grado di solleticare la sua fame. Il rischio di un Conte o di un Emery sarebbe quello di mettersi in casa figure di polso, ma che pretenderebbero troppe garanzie che oggi il Milan non può offrire. Da qui l’alternativa più plausibile a Carletto potrebbe diventare Montella che vedrebbe comunque nel Milan un avanzamento di carriera, al di là della campagna acquisti. Ma oggi nella margherita in mano a Galliani l’unico petalo si chiama Ancelotti.
In molti, tuttavia, ricordano gli sfortunati ritorni dell’era Berlusconi. Arrigo Sacchi, nella stagione 1996/97, subentrò ad Oscar Tabarez e viene ricordato oggi, relativamente a quei mesi, per l’eliminazione dai gironi di Champions per mano dei norvegesi del Rosenborg, nonchè per il 6-1 subito in casa dalla Juventus. L’anno dopo Fabio Capello, reduce dagli sfarzi di Madrid, fu autore della peggior stagione della sua brillante carriera, nonostante una notevole campagna acquisti. Ma Berlusconi non è il genere di persona che guarda troppo ai precedenti. E in politica ha sempre ribaltato i pronostici. Forse oggi è convinto di farlo anche col Milan.
This post was last modified on 27 Maggio 2015 - 12:42