Derby e zero. Derbino. Trovare la giusta definizione per l’Inter-Milan di ieri è veramente triste e difficile, in ogni caso il riassunto della sfida non può essere promosso e suona male. Vincere poteva salvare una stagione, o almeno consegnare una settimana di gioia, nel mare dei problemi generali, ad una delle due squadre. Invece niente, un pareggio senza reti ma soprattutto senza senso. Il fischio finale di San Siro ha ammazzato qualsiasi speranza europea residua, sentenzia stamane La Gazzetta dello Sport.
La sfida è stata vivacizzata solo grazie al forcing nerazzurro nella ripresa e una conduzione arbitrale scarsa (da rigore il fallo di mano di Antonelli sul tiro di Hernanes). Strana l’interpretazione dei rossoneri: avvio a ritmo basso provando a sfruttare le ripartenze di Menez, uscendo alla distanza della prima frazione e rendendosi pericolosi con Suso, in grande spolvero e Abate, a sprazzi bravo a proporsi con qualche discesa degna di nota. Poi il Milan è sparito dal campo, lasciando ai cugini la possibilità di giocare, creare e vincere. Nemmeno gli ingressi dalla panchina di Destro e Cerci hanno dato una sterzata ad una squadra troppo schiacciata in difesa. Un Milan brutto da vedere. Però salvo grazie all’autogol di Mexes, ancora fra i migliori per distacco, giustamente annullato per una pronta segnalazione del guardalinee Vuoto (fallo di Palacio).
Zero Menez uguale zero Milan: l’equazione si è nuovamente verificata. Il francese è stato impalpabile e isolato da falso nueve e quando ha cambiato posizione, agendo da esterno sinistro, le cose non sono cambiate. Serata no. Per Inzaghi un passo indietro, arrivato persino a trasformare il 4-3-3 in un robusto e mai pericoloso 4-5-1. Menomale che Mancini sta messo peggio in classifica, perché non resta che aggrapparsi a quel punticino di vantaggio.