“Non abbiamo fatto solo cose negative io e Galliani. Jeremy siamo andati a prenderlo noi ed oggi è capocannoniere”. Chiaro e deciso il messaggio di Filippo Inzaghi che, al termine di Palermo-Milan, fa eco a quello dell’amministratore delegato rossonero nel post-partita di Milan-Cagliari: “Menez è stata una mia assoluta idea: mi sembrava un giocatore importante e conoscevo il suo valore”. Una rivendicazione congiunta e orgogliosa, un mattone del muro difensivo di un generale esperto e di un comandante alle prime armi, uniti nel presente e accerchiati dallo stesso rumore dei nemici e dal malcontento del popolo rossonero.
Inzaghi è una creatura di Galliani e non stupisce che, al primo squarcio di sereno in un cielo tetro, colga l’occasione per difendere il proprio operato e quello del suo mentore. Diverso il discorso per un dirigente di trentennale esperienza, che non ha certo bisogno di citare la scelta di Menez per rivendicare un palmares verosimilmente ineguagliabile, scritto a chiare lettere nella storia del calcio mondiale. Appropriarsi avidamente di una delle poche note liete stagionali può essere interpretato come risposta alle critiche della Curva che, da qualche tempo a questa parte, invocano un cambiamento alla guida sportiva del club. È più probabile, però, che la levata di scudi sia una reazione, magari inconscia, alle tante voci che vorrebbero Galliani lontano dal Milan in caso di novità a livello societario.
Nella nebbia che circonda l’eventuale cessione di quote del club, divise tra pretendenti cinesi e thailandesi, sembra comunque chiaro che il vero baluardo dell’attuale gestione sarebbe costituito da Barbara Berlusconi. Magari affiancata da quel Paolo Maldini che, per questioni mai veramente comprese dai tifosi, non è mai entrato nell’organigramma societario rossonero. Mentre Mister Bee vorrebbe Montella sulla panchina del suo Milan, Inzaghi osserva e sa bene che, per continuare la sua avventura a Milanello, sarebbe indispensabile il sostegno di Galliani, a cui potrebbe bastare un finale di stagione dignitoso per convincere il presidente a prolungare la fiducia al proprio pupillo. Inzaghi e Galliani, vincenti nel passato, uniti nel presente e forse alleati in un destino comune.