È tutta una questione di testa. La sceneggiatura della sconfitta del Franchi, nel palcoscenico su cui il Milan non perdeva da dieci anni, racconta qualche timida novità in avvio, annebbiata dai soliti punti deboli strutturali e mai corretti. La testa, intesa come fattore mentale, è quella che manca nei momenti decisivi del match, anche quando una zampata di Destro ti porta inaspettatamente in vantaggio ma non hai la personalità per tenere botta. La testa degli avversari, invece, è quella che impatta costantemente sui palloni che volano in area rossonera e che, puntualmente, condanna l’incolpevole Diego Lopez a compiere un miracolo o a raccogliere la sfera dentro la rete.
Cambiano gli interpreti ma non cambia il risultato perché, ad ogni cross che piomba sui cieli rossoneri, c’è sempre la sensazione che possa capitare qualcosa di pericoloso. Cambiano gli interpreti, cambiano le coppie difensive ma restano i problemi e, proprio per questo, la situazione è ancora più preoccupante. I gol di Rodriguez e Joaquin inchiodano rispettivamente la diagonale di Abate e quella di Menez che, tra l’altro, nemmeno avrebbe dovuto essere lì. Il problema è però più ampio, ed è chiaro che non si tratta di centimetri o chilogrammi ma, piuttosto, di atteggiamento. Difendere così bassi porta inevitabilmente a correre rischi, soprattutto nei minuti finali quando, neanche a dirlo, tornano in ballo i problemi di testa, intesi come ansia, insicurezza e indecisione. I gol subiti contro Verona e Fiorentina insegnano.
Una situazione ancora più complessa se si aggiungono gli atavici problemi sulle palle inattive, per la verità già palesati dai lontani tempi della gestione Ancelotti. Ieri non si è aggiornata la statistica dei gol subiti solo per l’aiuto della traversa e di Diego lopez, ma il problema resta all’ordine del giorno. Al Franchi si trovavano di fronte la squadra che ha subito più reti da calcio d’angolo (9), il Milan, e una delle migliori del campionato, la Fiorentina. Se poi si aggiunge che Inzaghi ha strappato proprio ai viola Gianni Vio, da tutti considerato il mago delle palle inattive (offensive, si sottolinea a Milanello), la beffa è servita, anche se è evidente che il problema è strutturale. Come tutti i problemi di testa, appunto.