Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano MI-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).
Non ci sono molte note positive da suonare in questa stagione travagliata. Tra quei rari motivi per trovare il sorriso, pur a corrente alternata, ci sono le prestazioni di Jeremy Menez, capace di accendere la luce e predicare calcio nei tunnel più deserti. Ed è forse fisiologico che dopo una vittoria come quella di sabato sera contro il Cagliari ci sia una sorta di rincorsa alla paternità dell’operazione che la scorsa estate portò il francese in rossonero.
Fa specie che Adriano Galliani ieri se ne salti fuori con quest’affermazione: “Jeremy è stata una mia idea assoluta, mi sembrava un giocatore importante e conoscevo bene il suo valore”. Parole che stridono con quelle pronunciate lo scorso dicembre, dopo la vittoria contro l’Udinese a San Siro, da Silvio Berlusconi: “Sono stato molto attivo anche negli ultimi giorni della campagna acquisti: vero Galliani? Chi ha voluto Menez?“. O ancora quelle di novembre dello stesso giocatore che disse: “E’ stato Inzaghi a volermi al Milan, ha grande fiducia in me e non voglio deluderlo“. Allora, chi ha ragione? Chi ha voluto davvero Menez? Poco importa, per carità. Ma è curioso che nel corso di questi mesi ci sia una sorta di gara per mettere il cappello su quella che probabilmente resta l’unica cosa buona di quest’annata. Galliani è comprensibilmente sotto assedio dopo quello che abbiamo visto (e non visto) sugli spalti del Meazza. Diventa così sintomatico che l’indomani voglia rimarcare quanto di buono sia stato combinato sul mercato. Il problema è che il quadro complessivo che se ne ricava è a dir poco avvilente.
Può un amministratore delegato trovarsi costretto a rivendicare la bontà di un affare? E’ evidente che la situazione ambientale abbia raggiunto un livello di temperatura troppo caldo. Al limite dell’esplosivo. A più riprese su SpazioMilan.it abbiamo messo in evidenza diversi dubbi riguardo all’opportunità di una contestazione come quella di sabato scorso. Non tanto nel metodo quanto nel merito. Se il problema di una società sta nel dualismo tra due figure di spicco (Galliani e Barbara Berlusconi in questo caso), qual è il senso di schierarsi con una o l’altra parte? Quale contributo costruttivo si può trarre da un simile atteggiamento? Chiedere chiarezza è sacrosanto. E forse tutti noi tifosi, mossi dall’amore per questi colori, faremmo bene a sollecitare una stabilità piuttosto che a chiedere le teste. Infine, una domanda che resta sullo sfondo: se è vero che i due amministratori delegati svolgono ruoli completamente diversi, quale nesso c’è tra l’elogio di una figura e lo spregio per l’altra? Roba che fa male. Il male del Milan, mica di Galliani.
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This post was last modified on 23 Marzo 2015 - 16:33