Si chiama “Calcio totale” e sarà presto nelle librerie il nuovo libro di Arrigo Sacchi. La Gazzetta dello Sport nella sue edizione odierna riporta alcuni passaggi significativi del racconto dell’ex tecnico rossonero e della Nazionale: “Il mio arrivo a Milano fu, come sempre, difficile. L’impatto con la squadra fu dirompente, c’era diffidenza ma non prevenzione, dicevo cose diverse sia sul calcio, sia sulla mentalità da tenere in campo, sia nella programmazione degli allenamenti. In Italia hanno bruciato Giordano Bruno. Io ero visto come un eretico. L’ambiente del calcio e una parte dei giornalisti mi consideravano un eversore, un diverso, un avversario, perché mettevo in crisi la loro leadership e il loro ruolo di detentori di un sapere antiquato, vecchio, mentre i giovani e i meno conservatori mi guardavano con interesse. Così mi presentavo a Milano. Chi è questo qui che non ha mai giocato al calcio? Vuol fare delle cose diverse da quelle che abbiamo sempre detto e scritto. Perché cambiare? Una volta m’invitarono alla Bocconi per una conferenza, e la prima domanda che mi fece uno studente fu: «Come può allenare campioni senza esserlo mai stato?». «Non ho mai saputo che prima di essere un fantino bisogna essere stato un cavallo!» risposi, suscitando l’ilarità generale. Ancelotti? Berlusconi si trovava a Saint Moritz. Gli telefonai. «Mi compri Ancelotti, è un gran giocatore, un professionista esemplare, un ragazzo straordinario, un esempio per tutti.» «Ma come faccio a comprarle un giocatore che ha la funzionalità ridotta del 20 per cento?» replicò Berlusconi. «Me lo compri, dottore.» «Glielo ripeto: come faccio a comprarle un giocatore con funzionalità ridotte?» «Ma dove sono queste funzionalità ridotte?» chiesi al presidente. «Nel ginocchio» rispose lui. «Il ginocchio non mi preoccupa, mi sarei preoccupato se le avesse avute in testa.» Lo convinsi”.