Il disastro continua. Al Franchi, nonostante una Fiorentina stanca, distratta e rimaneggiata, il Milan perde con merito. Inzaghi propone un 4-3-3 del tutto anemico, inefficace e mal impostato. A centrocampo, eccezion fatta per un Bonaventura volonteroso e determinato, la situazione è disastrosa: van Ginkel ed Essien non fanno filtro, corrono poco, non recuperano palloni, si aggiudicano pochi contrasti, non garantiscono sostanza e solidità e non proteggono a dovere la retroguardia.
Ma non finisce qui. In attacco, infatti, Honda non combina nulla di buono, rappresenta un corpo estraneo alla partita, sbaglia un gol facile, fallisce un paio di interessanti azioni di contropiede e soffre la fisicità gigliata, mentre Destro non tiene palla, non fa salire la squadra, viene annullato dai centrali avversari e non garantisce profondità. Infine, per completare l’opera, Inzaghi impone a Menez di ripiegare con regolarità, impedendogli di esprimersi al meglio in fase offensiva: il danno è completo. Sì, perché il francese, dal momento che spreca troppe energie in fase di copertura, non riesce a essere brillante con la palla tra i piedi.
Ecco allora che, a seguito della totale disorganizzazione tecnico-tattica rossonera, la Fiorentina, quando decide di alzare i ritmi e di attaccare, riesce con facilità a ribaltare il punteggio e a vincere l’incontro. Inzaghi, che ha il demerito di fare stancare Menez in fase di non possesso, di non dare una chance a Suso e al giovane Mastalli e di proporre i pessimi Honda ed Essien, legge male lo sviluppo della partita, non effettua cambi intelligenti, non provvede a colmare gli spazi tra le linee e assiste impotente al tracollo dei suoi ragazzi. Tracollo di cui è, malgrado le numerose assenze, il principale colpevole.