Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow.
Con tutti i problemi (anzi, gli scandali) del calcio italiano dovevamo tutti prendercela con Arrigo Sacchi. Una sua frase pronunciata durante una cerimonia di premiazione sui “troppi giocatori di colore” ha scatenato l’ira di Dio. Tanto da prendersi del razzista da una ex stella inglese come Gary Lineker, nonchè la presa di posizione dura del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio: “Grave errore la frase di Sacchi. Ci sono calciatori italianissimi anche se hanno i genitori stranieri. E non è certo dal tema del colore della pelle che occorre partire se si vogliono rivitalizzare i vivai”.
Eppure Sacchi ha precisato di non essere razzista, tanto da aver vinto col Milan insieme a Rijkaard e Gullit. E mai in passato l’ex tecnico rossonero era mai finito sotto i riflettori con frasi di questo tenore. Oggi assistiamo ad un attacco mediatico a 360 gradi che francamente pare esagerato nei confronti dell’uomo prima ancora che del professionista, non a caso fino a qualche mese fa alla guida delle Nazionali giovanili. Settore sul quale ha provato a far ruotare il ragionamento. Dire che ci sono troppi stranieri nei vivai è sacrosanto, affermare che ce ne sia tanti di colore è altrettanto reale. Ma non per sottolineare il colore della pelle quanto per rimarcare la povertà italiana in questo ambito a favore, invece, della crescita di talenti da Paesi e contesti dove il pallone è vissuto forse in modo più genuino.
E che dire se ripensiamo al celebre Opti Poba di Carlo Tavecchio che oggi troneggia sul calcio italiano? In quel caso le dichiarazioni uscirono da un discorso ufficiale per presentare la propria candidatura a capo del calcio italiano, con tanto di aggiunte come “mangiabanane” o parole come “pedigree” buttate lì com chissà quale criterio. Dopo tutto quello splendore di parole, ce lo siamo (se lo sono) eletto presidente della Federcalcio. Vogliamo davvero scandalizzarci di Sacchi? Mah…
This post was last modified on 18 Febbraio 2015 - 10:17