Questione di equilibrio, la virtù più ricercata dagli allenatori. Anche da Inzaghi, impegnato ad inseguirlo da fine luglio (quando si prendevano imbarcate negli USA) a suon di tentativi. Ed errori. Il problema di legare insieme e nel modo migliore i vari reparti sembrava essere una delle maggiori sofferenze da alleviare già in estate. E così non solo è stato, ma è ancora perché domenica scorsa il Milan ha schierato in campo un nuovo modulo, il quinto in stagione.
Dopo il 4-3-3 (scelto 17 volte), anche dannoso perché “spacca” la squadra, il 4-2-3-1, dispendioso e difficile da sorreggere senza il supporto dei migliori (spesso infortunati), il 4-3-2-1, più usato per fermare gli avversari (Napoli e Roma) anziché proporre gioco, e il classico 4-4-2, Pippo ha cambiato ancora schemi per provare a fermare, o almeno ridurre, il disastroso inizio di 2015. E allora si vota per il 4-3-1-2: spurio con la Juventus, cristallino con il Cesena. I giocatori sono tornati a muoversi coralmente, grazie soprattutto ad alcuni interpreti: Bonaventura soprattutto, fenomenale nel fare da collante tra mediana ed attacco senza calpestare piedi. E poi Menez, tanto scorso il suo dialogo con Destro quanto produttivo proprio quello con Jack ma anche Poli, bravi ad inserirsi.
Et voilà, il famoso equilibrio secondo La Gazzetta dello Sport. Le due punte facilitano nettamente il lavoro del francese, regalandogli ancora più libertà. Se alzasse diventerebbe perfetto, storia arcinota, rimanendo essenziale e decisivo. La difesa a 4 è legge, il centrocampo ogni tanto prova a resistere e l’attacco è forte e al completo. E’ un Milan di fuoco.
This post was last modified on 24 Febbraio 2015 - 16:44