Di finali nel Milan Pippo Inzaghi ne ha giocate e vinte tante, segnando più gol decisivi. Forse però non si sarebbe mai immaginato che il suo destino adesso, nemmeno sette mesi dopo l’esordio in panchina, dipendesse da una vittoria a San Siro contro una squadra quasi retrocessa come il Cesena: basta solo questo?, avrebbe risposto da giocatore. E invece da allenatore la sfida appare difficile e rischiosa.
Per una volta la questione non è trovare i colpevoli né distribuire le colpe, ma puramente di campo. Bisogna segnalare un nuovo possibile cambio di modulo, mai provato fin qui e in questi giorni al vaglio dello staff rossonero a Milanello: il 4-3-1-2. Schieramento sensato rispetto alle caratterstiche della rosa e misurato per l’occasione. Due i nomi cruciali da “sisetmare”: Bonaventura e Menez. Il primo (la spalla è a posto) potrebbe rispostarsi a centrocampo e giocare insieme a Montolivo e De Jong, il secondo invece può subire la modifica maggiore perhé vero ago della bilancia nonché, soprattutto, unico trequartista alle spalle di Cerci (seconda punta) e Destro. Attacco nuovo nelle posizioni ma non nei nomi, nella testa di Pippo sta passando questo. Senza escludere il più rodato 4-2-3-1, in lizza fino alla fine per evitare scossoni superflui alla vigilia di una gara da affrontare con equilibrio sia mentale che tattico.
Per domenica i rossoneri avranno a disposizione Montolivo e Bonera, al rientro dagli infortuni, anche Muntari è ormai da considerare arruolabile. E forse Alex. Dovrà essere necessariamente un Milan offensivo, un nuovo assetto garantisce benefici indecifrabili, ma anche rischi pericolosi che suggeriscono di fare le cose più semplici possibili.
This post was last modified on 20 Febbraio 2015 - 00:15