Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow.
L’ha detto o non l’ha detto. Alla fine finiamo sempre lì. Le parole di Silvio Berlusconi vengono sempre travisate dai giornalisti. Lo sono quando le riporta un’autorevole agenzia internazionale come l’Ansa. Ma anche quando ci sono registrazioni televisive come nel caso della famosa “mela marcia” all’indirizzo di Mario Balotelli. Perchè il Cavaliere è fatto così: dice, poi si pente, parla, ma non avrebbe voluto parlare. Ormai ci si fa anche l’abitudine. Eppure il sospetto è che anche stavolta qualcosa di vero (solo qualcosa?) ci sia sotto quelle dichiarazioni di malessere nei confronti della gestione di Pippo Inzaghi.
Dispiace perchè il tecnico rossonero sta provando a plasmare la materia che gli è stata consegnata lo scorso luglio. Non può fare molto di più. E non era giusto aspettarsi chissà cosa da un giovane allenatore che si è seduto sulla panchina del Milan dopo appena due anni nel Settore Giovanile. Bisognava e bisogna avere pazienza. E chi fa parallelismi con la situazione di Massimiliano Allegri porta il discorso su un binario morto. Allegri, infatti, arrivava da tre stagioni brillanti, segnate dalla vittoria di uno scudetto e una Supercoppa italiana. L’evidente perdita di controllo della squadra era il segnale di un capolinea raggiunto. Nel caso di Inzaghi c’è un progetto nuovo che va scandagliato e fatto crescere nel tempo. Anche a costo di perdere partite come quella di domenica scorsa contro l’Atalanta.
Altra questione non proprio irrilevante riguarda il mercato. Presi Cerci e Suso, il Milan potrebbe veramente fermarsi qui. Non perchè in giro non ci siano occasioni appetibili per i rossoneri quanto per il fatto che non ci sono risorse in cantiere. E’ necessario rassegnarsi, nel bene e nel male.