Partire con il vento in poppa, spesso e volentieri, non è sinonimo di missione compiuta. In tantissimi casi, infatti, la missione in questione finirà con il presentarsi molto più complessa, dura e infarcita di ostacoli di quanto non si pensasse in un primo momento.
Pippo Inzaghi e Mattia De Sciglio, in questo senso, ne sanno sicuramente qualcosa. La stagione in corso doveva coincidere per entrambi con l’inizio di un nuovo percorso personale ricco di successi: Pippo, infatti, era finalmente approdato sulla panchina della grande squadra che più ama e più lo ha amato, DeSci voleva finalmente tornare ad essere quel terzino che in tempi non troppo lontani era addirittura stato paragonato a sua Maestà Paolo Maldini.
Tra il dire e il fare, però, spesso e volentieri c’è di mezzo un abisso. Entrambi, com’era forse prevedibile, sono rimasti imbrigliati dal fattore inesperienza. Quella che, in alcuni casi, ti porta a vivere la tensione con quel pizzico di follia e incoscienza che mai guasta. Quella che, allo stesso modo, ti porta a giocare a Torino senza punte o a farti espellere ingenuamente alla fine del primo tempo di una sfida incertissima.
L’inizio del 2015, insomma, ha portato sulla graticola entrambi. Diventare grandi, a questo punto, diventa d’obbligo.