Dalla Primavera dell’Inter alla prima squadra del Milan. Partenza e (possibile) arrivo nel percorso di un classe ’91, quello di Mattia Destro, sicuramente fuori dal comune. “Lo è da sempre. Estremamente dotato sul piano tecnico e maturo nel cercare con continuità il gol”. Parole non casuali quelle di Vincenzo Esposito, allenatore della Primavera dell’Inter proprio ai tempi di Destro e attuale tecnico del Prato, da quest’anno squadra satellite nerazzurra in Lega Pro. “Ho un ricordo sempre piacevole di Mattia, ragazzo gagliardo e competitivo fin da giovanissimo“. A Milano dal 2005 al 2010, dopo un anno di formazione nella sua Ascoli, l’attaccante fu protagonista nella vittoria del Torneo di Viareggio del 2008, guidato proprio da Esposito: “È un terminale offensivo straordinario, come pochi in Italia. E credo meriti grandi palcoscenici, compreso quello della Nazionale”. Perché, allora, l’Inter non puntò più su di lui, che pur fu capocannoniere nella sua ultima stagione nelle giovanili (18 reti nel 2009/10, ndr)? “L’Inter di allora fece scelte estremamente importanti valorizzando giovani come Balotelli e Obi. Certo, nel percorso ha dovuto anche congedare alcuni elementi di sicuro valore. E Destro fu uno di questi”.
Ecco il Genoa, poi il Siena. Quindi la grande occasione chiamata Roma nell’estate 2012. Olimpico che ancora oggi, tra alti e bassi, è la sua casa: “In quello spogliatoio c’è una concorrenza più che agguerrita e un sistema di gioco preciso. E poi c’è Totti, qualcosa di più che un semplice compagno. Insomma ci sta non trovare continuità. Probabilmente sarebbe spesso titolare se trovasse chi riesce a scaricarlo da un certo tipo di lavoro per lasciargli maggiormente la possibilità di finalizzare”. Lo troverà nel 4-3-3 del Milan? “Posso solo dire che lui è in grado sia di attaccare la profondità, sia di giocare d’anticipo, ma anche di proporsi sul secondo palo. Si muove sempre in maniera pericolosa, ma se è lasciato in alto da solo, ancora non riesce a gravarsi di tutto il peso offensivo. Ha bisogno di giocatori che gli levino quell’incombenza, di ragazzi abili come Cerci ed El Shaarawy. Poi Inzaghi è un allenatore capace ed intelligente, sa che potrebbe funzionare anche in un 4-2-3-1″.
Non manca un ricordo legato a quel Viareggio, giocato e vinto a soli 17 anni: “Mi piace sempre mettere in evidenza la sua estrema capacità di competere in una Primavera allora molto forte, in un torneo fatto in anticipo di almeno due anni. Dimostrò fin da subito di avere già lo spessore per potersi esibire in realtà importanti, da prima squadra. In quel periodo si parlava tanto di lui, del suo carattere forte che d’altronde è un marchio di fabbrica”. Un merito da figlio d’arte? “Sono cresciuto insieme a papà Flavio, abbiamo giocato insieme nelle giovanili del Torino e poi a Cesena. Un calciatore figlio di calciatore parte già con un sacco di consigli “in famiglia”. Mattia ha già capito tante cose, ha solo bisogno di trovare un po’ di continuità perché può tornare protagonista anche in chiave Italia”. Il Milan può essere la strada giusta? “Ogni grande club è una strada giusta da percorrere, senza se e senza ma. Al Milan potrebbe avere una grandissima possibilità. Nel caso, dovrà essere bravo ad inserirsi e a portare il proprio contributo”. Magari partendo da quella danza con la bandierina, che la Milano nerazzurra non si è mai potuta godere.
(Fonte: Gazzetta Milano&Lombardia)
This post was last modified on 11 Gennaio 2015 - 16:00