Dal nostro inviato in via Aldo Rossi 8 a Milano, Christian Pradelli
Presso la sede di Casa Milan è in programma la presentazione del Modello Milan ai ragazzi del corso di Strategie per lo Sport di Treviso da parte del responsabile del settore giovanile rossonero Filippo Galli.
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11.50 – Termina la presentazione.
– Sulla possibilità di inserire le seconde squadre: “Possibilità strategica se le seconde squadre sono legate a livello metodologico alle prime. E poi, ad oggi, non possono giocare a livello professionistico“.
– L’annuncio: “Ci sarà un incontro col club Italia e Antonio Conte con tutti i tecnici di Primavera e Allievi, noi abbiamo chiesto di partecipare col responsabile del settore e il coordinatore proprio perché vogliamo capirne di più e verificare se siamo in linea“.
– Il bilancio: “Dal punto di vista di coerenza e identità, credo che il lavoro che stiamo facendo nel settore giovanile ci porta al livello delle grandi cantere. Ed è chiaro che più li cresci tu, meno avrai bisogno di andare a cercarli in giro“.
– Sul calcio italiano, giovanile e non: “Abbiamo concorrenza in Lombardia a livello di settore giovanile, ma credo che in un calcio formativo lo sport debba insegnare a creare gioco. Quando noi italiani ci siamo arrabbiati al Mondiale, ci siamo arrabbiati non tanto per il risultato, quanto perché abbiamo cominciato a giocare solo quando eravamo sotto nel risultato. Se non facciamo questo cambio…“.
– Sul gioco: “Per noi gioco offensivo e costruire il gioco da dietro, partendo dal portiere e coinvolgendo tutti i reparti. Devo abituarli a ragionare così, perché nella nostra testa a San Siro il Milan deve comandare il gioco“.
– La settimana di lavoro: “Il lunedì mattina è dedicato all’analisi delle gare del weekend, in base ai nostri principi di gioco. I ragionamenti sul lunedì vengono poi esplicitati il martedì nell’incontro di formazione con tutte le parti, tra cui psicologi e tutor: si può parlare di aspetti tecnici, ma anche psicopedagogici e di performance. Come lavorare sui giocatori? Il mercoledì e il giovedì, nelle coaching room, si analizzano gli allenamenti e si impostano le sedute successive. Nulla viene lasciato al caso. Il venerdì, infine, al Vismara c’è l’incontro di programmazione per gli Allievi (Nazionali e Lega Pro); a Milanello spazio, invece, a Primavera e Berretti. La metodologia di lavoro è cambiata perché è cambiato lo stile di vita dei nostri ragazzi“.
– Altra slide sui punti per formare e vincere giocando bene: identità di gioco, appartenenza, comando del gioco, manovre articolate, ricerca del gol con tanti giocatori, squadra collegata e mobile, atteggiamento propositivo, personalità e convinzione, gestione dei ritmi di gioco, recupero veloce del possesso palla. Filippo Galli: “Siamo troppo abituati, ormai, a vedere calciatori che giocano sulla seconda palla. Può essere un tipo di calcio, magari più concreto, ma non è il nostro modo“.
– Viene mostrata una slide di valori del club nel Modello Milan: mentalità vincente, estetica ed eleganza del gioco, sacrificio, organizzazione, attenzione per i particolari, acquisire giocatori di qualità. Filippo Galli “Era la base nel periodo di Arrigo Sacchi, emblema dell’allenatore dalla mentalità vincente“.
– E nel 2014/2015? “Il modello si è esteso alle cinque squadre più grandi del settore giovanile“.
– Sul progetto F.A.M.E.: “Anche qui abbiamo lavorato con tutte le nostre parti facendole lavorare sugli Allievi I/II Divisione, allenate lo scorso anno dai mister Brocchi e Lazzarini, oggi alla Primavera“.
– Cos’è il Modello Milan? “È l’insieme dei principi e dei concetti di gioco a cui tutti i ragazzi e le figure adulte che ruotano loro attorno devono attenersi. Il nostro è un approccio olistico, che riguarda l’intero atleta. E lo si realizza attraverso le competenze delle varie aree di intervento: metodologica, performance, psicopedagogica, videoanalisi, medico-fisioterapica. Questa relazione tra le varie aree la definiamo metodo integrato. Questo modello nasce nel gennaio 2013, quando ci si rende conto, forse un po’ in ritardo, attraverso uno studio della UEFA, che le squadre europee come Barcellona, Ajax, Bayern, Real Madrid avevano una percentuale di giocatori cresciuti nel loro settore giovanile fino al 60%. E allora ci siamo chiesti il perché di questo gap, avendo noi una percentuale del 15%. Abbiamo visitato queste realtà, le abbiamo studiate e ci hanno aiutato a redarre il nostro documento, più volte rivisto e sottoscritto dal club. Ovviamente non siamo andati dai nostri tecnici illustrando loro semplicemente questo documento: è stata una continua condivisione, un affinamento frutto di riunioni durate per tutta la scorsa stagione. E durante le riunioni c’erano mentalità a tratti vetuste, che consideravano la propria squadra come “proprietà” esclusiva. Come fosse la prima squadra“.
– Sul settore giovanile: “E’ cambiato in questi ultimi anni, noi partiamo da un presupposto importante: vogliamo che punto di partenza sia il benessere psicofisico e sociale dei nostri atleti. Atleti che sono rima dei bambini, poi diventano ragazzi, adolescenti e giovani adulti. Ed è importante che la loro condizione sia dal punto di vista psicologico e mentale di benessere. Una condizione su cui poter poi lavorare dal punto di vista tecnico e tattico“.
10.50 – Prende la parola Filippo Galli.
This post was last modified on 19 Gennaio 2015 - 21:15