Dopo lo 0-0 di Roma il 2014 del Milan si è chiuso, lasciando spazio ai bilanci. E uno dei primi protagonisti da dover giudicare, ed elogiare, è l’allenatore: Filippo Inzaghi. Per essere all’esordio su una panchina così prestigiosa si sta muovendo benissimo, non c’è dubbio, in un ambiente ormai familiare. Milanello, casa sua.
Nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport vengono messe in evidenza le sue 3 mosse decisive, da Ferragosto fino a questa sosta di Natale. Il primo passo è stato ritrovare l’orgoglio e il senso di appartenenza, ancora prima di pensare al pallone. Pippo ha trasmesso, con successo e a suon di parole, amore per la maglia e DNA rossonero. Tutto ha preso forma nel corso della sofferta tournée americana, i rossoneri perdevano ma lui ha sempre speso parole a difesa del gruppo, quasi fosse ancora uno di loro. Da qui si collega il secondo messaggio: la fiducia. La frase “per batterci devono essere più forti di noi, non con più voglia” ormai ha fatto scuola, la base per scuotere un ambiente davvero insicuro e impaurito dopo i problemi della scorsa stagione. Infine, la tattica. La difesa nelle prime cinque giornate ha incassato nove gol, nelle cinque finali, piena di pesanti assenze, solo due. Discorso inverso per l’attacco: acceso prima (11 gol), spento poi (5 gol).
Questo Milan nel corso del tempo ha raggiunto un equilibrio non ancora definitivo, il gioco va e viene a sprazzi e, secondo la Rosea, nel nuovo anno si dovrà alzare il baricentro e provare ad aumentare il possesso. Ma una grande sicurezza esiste già: Inzaghi ha fatto nascere una squadra.
This post was last modified on 22 Dicembre 2014 - 18:07