Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport e collabora con CalcioMessina.it. In passato ha collaborato con Bordocampo.net e Sportmain.it.
Il calcio è uno sport di squadra, formato da due squadre che si sfidano in undici contro undici. La sua popolarità immensa, che lo ha fatto diventare lo sport più conosciuto e seguito del Mondo, deriva anche dalla sua semplicità e facilità di apprendimento. Ogni squadra di calcio ha bisogno di una mente pensante, di uno che ragioni per tutti, che detti i tempi ai compagni di squadra e che metta un po’ di ordine ogni qualvolta ce ne fosse bisogno. Il Milan altalenante di questo inizio di stagione è mancato proprio sotto questo aspetto e, se l’attacco segna e la difesa sembra aver trovato i suoi tre uomini su cui puntare, è proprio la zona nevralgica del campo ad aver bisogno di geometrie, qualità e velocità di pensiero.
E mentre la squadra cerca la propria vera essenza e va a caccia di un simbolo, di qualcuno che impersoni il vero spirito rossonero, continua il lento e fondamentale recupero definitivo di Riccardo Montolivo. Non sarà un rientro fulminante ed il tutto avverrà per gradi, anche perché Riccardo si è seriamente infortunato prima dei Mondiali e da allora la riabilitazione è stata lunga, quindi la condizione atletica non è ancora ottimale e il suo utilizzo è possibile soltanto a mezzo servizio. Quello che conta, però, è che torna finalmente il legittimo proprietario di una fascia da capitano che fin qui è stata itinerante tra i vari Bonera, Abbiati, Abate e Mexes.
Quando Montolivo diventò capitano, ci fu qualche perplessità perché di fatto era al Milan da poco e per molti non aveva quella personalità necessaria per prendere la pesante eredità dei vari Rivera, Baresi, Maldini e Ambrosini. A 30 anni, però, l’ex Fiorentina ha maturato quell’esperienza, è un giocatore della Nazionale e piace abbastanza da poter essere considerato uno degli emblemi rossoneri. Non sarà una questione di responsabilità: il suo rientro serve soprattutto a dare un po’ di fiducia alla squadra. E magari anche ad aggiustare ulteriormente un gioco che produce pochi frutti. Il Milan non può più fare a meno della sua mente in mezzo al campo.
Fin qui la squadra schierata da Pippo Inzaghi a centrocampo è stata comandata dai vari De Jong, Muntari, Essien e Poli, gente che corre e dà l’anima, che non tira mai indietro la gamba quando c’è da lottare, ma, allo stesso tempo, gente con evidenti limiti tecnici. Una squadra, però, per fare il definitivo salto di qualità e per avere un’identità ben precisa, ha bisogno del fosforo a centrocampo, di quella mente pensante che traina tutto il resto del gruppo. Tutto quello, insomma, che Inzaghi e tutti i milanisti si aspettano da Riccardo Montolivo che deve dimostrare di poter tornare ad alti livelli e di aver raggiunto, a 30 anni, la maturità e la personalità necessaria per prendere in mano questo Milan.