La vittoria casalinga contro l’Udinese ha consacrato definitivamente (se ancora ce ne fosse il bisogno, ndr) Jeremy Menez come centravanti titolare e inamovibile di questo nuovo Milan che sta nascendo. Sì, perché Pippo le ha provate tutte prima di trovare la giusta alchimia, che – almeno per il momento – esclude Torres. Ma il francese, straripante con i friulani ogni volta che entrava in possesso di palla, ha riportato a galla un vecchio problema che il Milan si porta dietro da inizio stagione: quando Menez gioca da stella, Honda si eclissa. E accade esattamente l’inverso quando è il giapponese ha strappare le prime pagine dei giornali.
Le prime due giornate di campionato sono state quelle di Menez. Le prestazioni sontuose con Lazio e Parma, condita da un gol storico, avevano riportato alla memoria le grandi giocate del francese ai tempi della Roma. Poi il francese è andato lentamente in letargo, lasciando il palcoscenico ad Honda: il gol contro l’Empoli, l’ottima prestazione di Cesena, la perla su punizione contro il Chievo e la doppietta di Verona. Poi, all’improvviso, il secondo capovolgimento della stagione: Menez contro Sampdoria, Inter ed infine Udinese è tornato il vero protagonista dell’attacco rossonero.
Era il gennaio del 1886 quando Stevenson scrisse “Lo strano caso del dottor Jekill e mister Hide”. Narra la storia di un uomo con una doppia personalità, un alterego che nelle notti più buie prende piede in lui. Ecco, Menez e Honda sembrano essere affetti dalla stessa malattia. A quando la definitiva metamorfosi, Jeremy e Keisuke?