L’ex direttore sportivo del Milan, Ariedo Braida, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, nella quale ha riportato alla luce vecchi ricordi di mercato, che hanno visto a Milanello tanti campioni, ma anche qualche flop: “La trattativa di mercato di cui vado più fiero è Van Basten, il giocatore più amato dai milanisti, quella più complicata indubbiamente Rijkaard: io e Galliani eravamo allo stadio di Lisbona per le firme. I tifosi, contrari alla sua partenza, cercarono di entrare negli uffici. Misi il contratto nelle mutande per tenerlo al sicuro“.
Male, invece, andò la vicenda di Ibrahim Ba: “Era il testimonial Nike per il Mondiale. Io e Capello eravamo convinti che potesse fare cose importanti ed invece andò male. Serginho, invece, stava per saltare: andai in Brasile per prenderlo. Il presidente Amaral voleva 18 milioni di dollari. Gli risposi che potevamo arrivare a 10: il giorno dopo sarei ripartito, prendere o lasciare. Alla fine lo vendette alle nostre condizioni“.
Kakà, invece, fu un campione inatteso, mentre Higuain il rimpianto: “Ricky era semisconosciuto, lo abbiamo comprato per sette milioni quando il Chelsea stava per soffiarcelo. Per Higuain volai in Argentina dove incontrai il procuratore e il padre del ragazzo. Alla fine lo comprò il Real che aveva fatto un’offerta stratosferica“.
La chiusura è sulla fine del suo rapporto con il Milan, secondo molti una scelta decisamente sbagliata della società di Via Aldo Rossi: “Sono consapevole che con il tempo le storie finiscono. Però i modi e il garbo nel comunicare le decisioni sono importanti. Bisogna avere il rispetto della storia: penso alle vecchie glorie del Real Madrid che ancora conservano uffici nella sede del club. Dirò per tutta la vita grazie al Milan, al presidente e ad Adriano Galliani: sono orgoglioso di aver vissuto un momento storico straordinario. Tutto termina, ma ci vuole stile anche per lasciarsi“.