SM ANALISI/ Pippo e la gestione dei cambi, quasi il 50% dopo il 75′. E Berlusconi intanto lo bacchetta

“Cambierà” è uno uno dei grandi successi di Neffa, singolo estratto dall’album “Alla fine della notte” del 2006. Dopo quasi dieci anni, il celebre ritornello del cantante salernitano potrebbe essere il nuovo leitmotiv di questa prima parte della carriera da allenatore di Filippo Inzaghi, precoce tecnico che siede sulla panchina del Milan dopo solamente due annate di esperienza a livello giovanile con gli Allievi e la Primavera rossonera. Ma Pippo, forse, deve aver saltato le lezioni del corso per diventare allenatore sulle sostituzioni da usare come assi nella manica per cambiare le partite in corso. E anche il presidente Berlusconi ieri, nel corso della consueta visita del venerdì, lo ha richiamato: “Incito Inzaghi a fare i cambi”. 

Sono 33 su 36 i cambi che fino ad oggi, in 12 partite, Inzaghi ha utilizzato. Un valore incoraggiante che dimostra come il tecnico rossonero sia uno di quegli allenatori che sfrutti i cambi per poter dare una svolta alla partita. Quello che preoccupa, però, è il minutaggio di queste 33 sostituzioni. Il 46% (14 su 33) delle stesse, infatti, sono state effettuate dal 75′ in poi, cioè quando oramai la partite volgevano al termine e risultava dunque impossibile cambiare faccia alla sfida. E lo sfogo della signora Pazzini, in quest’ottica, è stato più che giustificato. Gli altri 19 cambi sono avvenuti praticamente tutti tra il 45′ e il 75′, mentre solamente due sono stati effettuati nel primo tempo, entrambi per infortunio: Bonera ad Empoli al posto di van Ginkel e Zapata per Alex nella sconfitta casalinga contro il Palermo.

Un dato poco incoraggiante che porta a galla tutta l’inesperienza di Inzaghi sulla panchina del Milan. Perché allenare le giovanili è una cosa, allenare il Milan un’altra. Pippo lo sa e studia per diventare grande: tempo al tempo, presto apprenderà anche questa capacità.

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