Le sfide importanti si vincono a metà campo, si dice. Il dilemma resta sempre lo stesso: qualità o tenacia? Il giusto mix sarebbe l’ideale ma quando giochi con uno stuolo di trequartisti come El Shaarawy, Menez e Bonaventura, non si può far altro che affidarsi ai muscoli di due mastini della mediana come i ghanesi Muntari ed Essien. Due percorsi diversi, due derby vissuti in maniera diametralmente opposta.
Per Sulley Muntari il campionato ha dimostrato quanto la sua presenza in un centrocampo a tre sia fondamentale: i muscoli dell’africano immettono equilibrio nel sistema a tre centrocampisti del Milan, la sua capacità di inserimento apporta una soluzione offensiva da non sottovalutare mai. Il derby, invece, ci dice altro: in campo va il 50% negativo di Sulley, quello superficiale, svogliato e distratto che manda verso la porta Icardi con un pallone in orizzontale raccapricciante e un’innumerevole serie di palloni appoggiati troppo piano o dormite sul pressing di Guarin. La fase di impostazione non è certamente nelle sue corde e si vede molto nello sviluppo del gioco in verticale, tanto apprezzato da Inzaghi.
L’altra faccia della medaglia è Michael Essien: di lui tutti i milanisti ricordano lo scempio del Calderòn, con un Atletico Madrid che si prese gioco di lui, emblema del suo periodo rossonero. I mugugni che si sono potuti sentire non appena saputa la sua necessaria titolarità sono stati precoci e infine sbagliati: Michael gioca un ottimo derby pressando e correndo anche per il connazionale che gli gioca affianco, dispensa qualche buon pallone (vedi il lancio per El Shaarawy nell’azione del gol), ma inevitabilmente perde energie col passare del tempo. Sul gol di Obi è proprio lui che rincorre affannosamente il nigeriano arrivando tardi e scomposto al contrasto.
This post was last modified on 24 Novembre 2014 - 22:23