Dal nostro inviato in via Pantano a Milano, Christian Pradelli
Presente presso l’Auditorium Giò Ponti, in Assolombarda, Paolo Maldini, relatore dell’evento in programma questa mattina insieme a Javier Zanetti, ha presenziato al primo incontro con le scuole nell’ambito della campagna “Shave your Style – #rispettailmiostile“, realizzata da Fondazione Milan in collaborazione con Braun. La storica bandiera del Milan ha incontrato, per circa un’ora e mezza, 450 ragazzi degli istituti superiori milanesi. Queste le parole di Maldini.
Su De Sciglio: “Credo che possa fare un percorso simile al Milan. In questo momento le prospettiva non sono rosee ma lui potrebbe fare una carriera come la mia“.
Sulla contestazione della Curva Sud: “E’ stato un momento difficile, anche inaspettato. C’erano settantamila spettatori ma ricordiamo solo quella piccola frangia di tifosi. Sono una persona pensante, ho detto le cose come stavano e quello è stato un successo perché ha marcato una linea ancora più grossa tra me e quel tipo di calcio, non penso che quello sia il futuro dello sport“.
Sulla carriera da giocatore: “Ho cercato sempre di non scindere il giocatore dall’uomo. Sei uguale in campo e fuori, lo stesso uomo deve essere uguale in entrambi i casi. Voi mi avete visti in campo, io sono cosi. All’inizio tifavo Juve, poi iniziando a giocare nel Milan mi ha portato verso quella strada, anche grazie a mio padre. Dagli anni 50 ad oggi c’è sempre stato un Maldini al Milan. Poi essendo capitano dopo il mio papa é stato un onore nella mia vita, ci tenevo a farlo“.
Su Baresi: “Ci sono persone che nascono con una leadership innata. Da giovane ho provato a crearmi l’ideale di leader prendendo spunto da tanta gente. Tra gli esempi c’e anche Baresi. Ho un carattere diverso da Franco ma ho preso spunto da lui. Non sono mai stato un capitano chiacchierone ma un capitano rispettato. Puoi dire anche cose non belle nello spogliatoio ma alla lunga il rispetto ti viene dato“.
Sui giovani: “Anche io ero problematico, attratto da cose non positive, però mi sono sempre fermato al punto giusto. I giovani devono credere in qualcosa, il talento non basta perchè le difficoltà ci sono per tutti nella vita. Una cosa che non facevo da ragazzo ma che ora chiedo ai miei figli è parlare, comunicare è fondamentale. L’idea del calcio va verso i giovani, noi siamo indietro rispetto agli altri Paesi che si basano sui settori giovanili, ma i giovani italiani devono darsi una mossa. Molto sta nel credere alle proprie qualità. Rimpianti? Ho perso tante finali, non ho mai vinto con la Nazionale ma il bilancio della mia carriera è positivo“.
This post was last modified on 27 Novembre 2014 - 15:31