Trasformista. Filippo Inzaghi viene definito così da La Gazzetta dello Sport, nell’approfondimento rossonero di stamane. Lo spunto, o se volete il difetto, si nasconde nel numero delle formazioni modificate, mai stravolte, fin qui: undici su undici. SuperPippo ormai vive a Milanello, studia e si interroga costantemente insieme ai suoi collaboratori per raggiungere la formula magica.
Dopo l’esordio vincente con la Lazio (3-1), a Parma il Milan ha schierato due “nuovi”: De Sciglio, tornato dalla squalifica, e Bonaventura, appena acquistato. Poi lo standard è proseguito: per rendere l’idea, dalla Juve alla Samp, Inzaghi ha operato più di 30 cambi (media superiore a 3 per ogni gara) nelle scelte sullo scacchiere iniziale. Da qui nasce il problema: in questo modo viene sprecato l’unico vantaggio rispetto alle concorrenti per l’Europa, ossia la settimana libera. Senza coppe il Diavolo avrebbe bisogno di più sicurezze per sopperire, spiega la Rosea, alla forte carenza di personalità: la squadra, al di là dello smisurato numero di giocatori a disposizione, verrà ridotta nel mercato di gennaio, tende a disunirsi e perdere fiducia se le cose si mettono male. La reazione al gol subito, all’espressione dell’avversario, richiedono una preparazione migliore, quasi automatica, proprio per superare l’essere fragile.
Inzaghi ci sta provando e riprovando, nel breve-medio periodo servirà fare quadrato e staccare i titolari dal resto. Magari dopo il derby visto che, causa la possibile assenza per infortunio di De Jong e la squalifica di Bonera, l’allenatore sarà costretto a costruire la dodicesima formazione diversa in stagione. Tocca sporcarsi le mani durante la sosta.
This post was last modified on 11 Novembre 2014 - 12:29