Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow
Che cos’hanno in comune Matteo Renzi e Filippo Inzaghi? Il nome e cognome di risposta è sempre quello: Silvio Berlusconi. E’ lui implicitamente a dettare l’agenda al primo. E’ lui esplicitamente a dare indicazioni tecnico-tattiche al secondo. E’ sempre lui, in entrambi i casi, a prendersi la scena. Nel bene e nel male.
Con Renzi, ad esempio, usa il bastone e la carota. Un giorno lo osanna per i suoi metodi di comunicazione, quasi con la paura che prima o poi l’ex sindaco fiorentino possa togliergli lo scettro in materia. Un altro giorno lo bacchetta sulle politiche fiscali, rivendicandone spesso la paternità. Sullo sfondo continua a temerlo com’è giusto che sia, sondaggi alla mano. Con Inzaghi, invece, il voto in pagella resta quell’otto pieno enunciato sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Poi va durante e post Milan-Fiorentina gli fa pervenire il diktat di schierare una punta pesante in attacco. Insomma, è sempre lui.
Un Cavaliere a mo’ di crocevia. Sia per Renzi, sia, soprattutto, per Inzaghi. Il premier sa di non poter sbloccare riforme indispensabili per il rinnovamento del Paese senza l’ok di Arcore. Il tecnico milanista, a maggior ragione, rivendica la sua indipendenza di ruolo. Ma, come gli avrà insegnato Carlo Ancelotti, è consapevole di dover cedere alle pressioni e alle prerogative presidenziali. Per ora tutto scorre. E nessuno si può infastidire. Soprattutto dopo che Milan e Fiorentina hanno pareggiato. Mandando tutti a casa col cuore in pace. A Palazzo Chigi, a Milanello e a Villa San Martino.