Queste le dichiarazioni rilasciate da Riccardo Monguzzi, allenatore degli Allievi Nazionali rossoneri, a Milan Channel, nel corso di “Milan Next”.
“La pressione non esiste quando lavori con i giovani. Se come primo obiettivo abbiamo la crescita di ogni singolo ragazzo, non devi pensare al risultato: quello è una conseguenza delle qualità che hanno i giocatori del settore giovanile. Mi sono sentito orgoglioso ad essere stato scelto, quindi promosso in una categoria così importante, negli Allievi Nazionali ti giochi il titolo Nazionale, hai visibilità. Dopo le esperienza al Monza, nonostante il mio arrivo recente, ho ricevuto presto questa promozione e ne sono fiero. Siamo contenti della nostra partenza, di come la squadra sta interiorizzando certi concetti che la società vuole che vengano appresi. Il comune denominatore delle prime partite è stata la difficoltà nel trovare spazi, gli avversari che affrontano il Milan si chiudono. L’Atalanta è stata l’unica che ha attaccato e concesso, così siamo riusciti ad esprimerci meglio. Abbiamo perso con il Chievo ma anche loro avevano due linee molto basse, poi grazie ad attaccanti molto buoni ci hanno fatto male; il Varese, invece, non ci è riuscito. Dobbiamo fare ancora tanto, occupare più spazi in maniera efficace sia per attaccare che per non rischiare di farci trovare impreparati quando perdiamo palla. Stiamo facendo mille cose. Parlo tutti i giorni al “Vismara” con Omar Danesi (ex allenatore degli Allievi Nazionali), ma per adesso ho interagito di più bon Brocchi, che mi ha lasciato in eredità questa rosa: non solo calcio, anche mezzo per migliorare e obiettivi comuni. Già da giugno dell’anno scorso, grazie all’aiuto di Brocchi, ho voluto conoscere in maniera ottimale tutti i ragazzi, poi dall’inizio della preparazione in poi ho avuto modo di misurare anche il loro carattere”.
E ancora: “Non dobbiamo guardare gli avversari, noi vogliamo essere comandanti del gioco: essere nella metà campo avversaria, rischiare con coraggio. I giocatori, in questo senso, devono essere bravi e capaci di capire il momento giusto per cambiare ritmo, avere pazienza ed offendere. Al Milan tutti lavorano per gli stessi obiettivi, ogni anno tutte le categorie possono vantare un background di base molto alto e poi mandarlo avanti. Modena-Milan? Dopo il gol del pareggio la squadra ha reagito alla grande: la vittoria non fa una piega, è stata voluta davvero. Abbiamo dominato noi. Modic può scardinare le difese chiuse, per qualità tecniche e capacità di creare superiorità numerica è l’ideale. Ma solo se si muove bene insieme ai compagni: ha doti innate, adesso deve diventare uomo-squadra. Il calcio italiano è il limite per i nostri giovani, è il più facile da fare. Noi abbiamo altri obiettivi, la nostra manovra deve essere articolata in 10-12 passaggi e con l’utilizzo di almeno il 75% dei giocatori: non è questione di stile ma di movimento. Queste conoscenza, questa mentalità, sarà preziosa quando un giorno, speriamo, varcheranno i cancelli di Milanello e sognare la Prima Squadra”.
Su Akuetteh: “Non lo conoscevo personalmente, non l’ho mai allenato ma sono rimasto di stucco. Quando ho sentito la notizia tutto il resto si è azzerato, sono questi i veri problemi. Sappiamo che è in ripresa, siamo tutti felici. La vicinanza dei suoi amici, della società, di Galliani, è fondamentale. E’ in prestito al Varese ma il Milan ci conta. Ho saputo che si sta organizzando un pullman per andarlo a trovare con i suoi ex compagni. Akuetteh ha bisogno di affetto e persone accanto, ne è convinto anche Bertuzzo, il suo tecnico dell’anno scorso. Lo aiuteremo”.
Infine: “Il settore giovanile del Milan lavora per formare calciatori pronti per la massima serie, se da Milan ancora meglio“.
Ecco, inveece, le parole del giovane attaccante, classe ’98, Mihael Modic (fratello di Andrej, nella rosa della Primavera di Brocchi): “Stiamo cercando di proseguire il lavoro di Brocchi, con mister Monguzzi stiamo imparando nuove cose: cerchiamo di crescere e migliorare. Se ascoltiamo l’allenatore riusciremo ad esprimere un gioco offensivo e segnare tanti gol: è questo che vuole la società. La mia storia al Milan? Tutto è iniziato sei anni fa: ho fatto un torneo in Slovacchia e il sig. Bianchessi, che ringrazio, ha visto e segnalato me e mio fratello. Abbiamo fatto un provino, poi siamo tornati al nostro paese per terminare la scuola per poi approdare al Milan. E rimanerci. Ci siamo trovati abbastanza bene, non è stato subito facile ambientarsi ma è normale quando si è giovani e lontani dalla famiglia: i sacrifici sono necessari per arrivare al top. Mi piace tanto giocare da trequartista o da mezz’ala. In Bosnia si cerca di acquisire la mentalità vincete in campo, in Italia, a livello di Serie A, siamo un po’ indietro rispetto agli altri campionati in Europa. La Primavera può andare lontano, Brocchi può lasciare il segno: è un insegnante esemplare”.