Una trasformazione inaspettata, un giocatore ritrovato e decisivo. Keisuke Honda si è preso il Milan con alcuni mesi di ritardo e non sembra più volersi fermare. Quattro gol in sei partite, capocannoniere rossonero: il giapponese segna in ogni modo, di piede, di testa e anche su punizione, uno dei suoi punti forti che ha sfoderato contro il Chievo, spegnendo subito le polemiche secondo le quali senza Balotelli non si sarebbe più segnato da calcio da fermo.
Arrivato a gennaio a parametro zero, i primi mesi della sua avventura rossonera non verranno certo ricordati come i migliori. Fuori dal gioco, troppo lento per l’Italia, era un corpo estraneo, tanto che un suo possibile addio non sarebbe stato visto come un dramma. Tante le giustificazioni per l’ex CSKA, dall’ambientamento in un nuovo campionato al riposo che tra Russia e Italia non c’è mai stato. In patria stravedevano per lui, Zaccheroni ha sempre decantato le sue qulità ma il “Beckham d’oriente” dagli scettici era visto solamente come un’operazione di marketing. Il 10 sulle spalle poi aveva aggravato il tutto. A giugno però tutto è cambiato, è arrivato Inzaghi che lo ha messo subito al centro del progetto, stesso ruolo di prima (largo a sinistra) ma più fiducia e voglia di puntare sulle sue qualità. Il professionista c’è sempre stato, era solo questione di pazienza. Super Pippo lo ha sempre elogiato per la sua grande serietà, e lo stesso Galliani non ha mai smesso di crederci. Nel post Milan-Chievo l’ad ha anche lanciato l’allarme: “Sono disperato che starà via per tutto il mese di gennaio per la coppa d’Asia. E’ un giocatore importante, sarà un’assenza che peserà”.
Una brutta tegola per i rossoneri che comunque in avanti hanno le spalle coperte. Dalle sfide estive contro Valencia e nel trofeo TIM, Honda non si è quasi mai fermato e ha sempre segnato (si è preso una pasua solo con Juve e Cesena) risultando spesso decisivo. E pensare che in estate c’è stata la spasmodica ricerca di quel benedetto esterno d’attacco destro che alla fine non è arrivato. Forse meglio così, il talento mancino il Diavolo lo aveva già in casa e sta iniziando a scoprirlo e a godersi il suo “nuovo” numero 10.