Filippo Galli, responsabile del settore giovanile rossonero, prende spunto dall’articolo del giornalista sportivo Giancarlo Padovan pubblicato su Sprint e sport di lunedì 27 ottobre e analizza il momento del settore giovanile: “Se davvero vogliamo vedere un calcio diverso nel nostro Paese e se il cambiamento deve iniziare dai vivai, dobbiamo sforzarci di non valutare la prestazione basandoci solo sulla capacità di difendere di una squadra, sulla sua organizzazione difensiva mirata a distruggere il gioco avversario per poi ripartire in contropiede in una posizione di campo più o meno alta ma, dovremmo farlo rovesciando completamente la prospettiva e ponendoci le seguenti domande : com’è in grado di attaccare la squadra? Come sa costruire da dietro? Quali sono i movimenti a smarcarsi dei centrocampisti? Come sa gestire il ritmo di gioco, e ancora, come partecipano al gioco gli esterni bassi? Possiamo considerarli, passatemi la forzatura, dei veri e propri registi?“.
Continua l’ex difensore rossonero: “Fraseggio e movimento due paroline magiche, a cui aggiungerei l’ occupazione razionale degli spazi che, se trovassero applicazione concreta in campo, aiuterebbero molto a sviluppare un calcio più propositivo e piacevole ,più da protagonisti e quindi con più valenza formativa perché agevolerebbero, ad esempio, una valutazione sulla capacità di eseguire un passaggio semplice, forte, accurato, anche in un ‘corridoio di passaggio’ esiguo ( l’imbucata come si richiama nell’ articolo). Ciò non significa dimenticare la FASE DIFENSIVA, ESSA DIVENTA CONSEGUENZA DEL COME VIENE INTERPRETATA LA FASE OFFENSIVA E NON VICEVERSA. Spesso usiamo l’alibi della mancanza di talento ma non è vero che, come dicono molti, non esista più il talento, il problema sta nel farlo emergere. Devono cambiare le metodologie di allenamento, devono cambiare posizioni basate su concetti obsoleti“.
Infine: “Dobbiamo far capire ai nostri allenatori prima che ai giovani calciatori che il loro compito e’ quello di sapere ricreare quegli stimoli che i ragazzi non trovano più nella quotidianità e , ancora più difficile, che devono insegnare loro che nel calcio moderno non e’più sufficiente reagire ad uno stimolo ma occorre agire prima, essere cioè pro-attivi e, su questi concetti, programmare tutta la struttura dell’allenamento. A ciò va aggiunto il contributo che dovrebbe dare la scuola o, meglio, il sistema scolastico che, ad oggi, non favorisce l’attività sportiva e l’ attività motoria in generale lasciando ogni decisione al buonsenso dei singoli dirigenti scolastici. È un’ impresa ardua, che si presta ad essere osteggiata perché non porta risultati nell’immediato. Sono convinto che, nonostante le difficoltà si possa trovare la strada per il cambiamento. L’ alternativa e’…costruirla insieme!“.