Era il giocatore più vicino alla perfezione di una squadra perfetta, il Milan allenato da Arrigo Sacchi. Marco Van Basten, il pennuto cigno di Utrecht, un fuoriclasse assoluto, tanto elegante, quanto efficace, ma anche fragile. Tremendamente fragile. Giancarlo Dotto scrive: “ha stregato uomini di ogni generazione, censo e cultura”. Carmelo Bene, milanista di ferro, detestava gli arbitri che non avevano saputo proteggere i petali che aveva al posto delle caviglie.
Perfezione tecnica, coordinazione e fiuto del gol. Ma anche pesantezza, una pesantezza dovuta alla pressione sempre sofferta, mai esternata: sembrava superbo, ma era sofferente. Una sofferenza che lo faceva sembrare presuntuoso. Non amava la folla. Preferiva l’ombra. Marco Van Basten ripartirà da dietro le quinte, dopo i sospetti problemi di palpitazione cardiaca, tornerà all‘AZ Alkmaar, ma non come allenatore. Troppo forte lo stress, quella pesantezza mascherata tremendamente bene da calciatore:“Allenare mi causa problemi fisici e psichici. E’ stata una scelta difficile, ma ho voluto essere onesto con me stesso e con la società. Dopo aver parlato coi dirigenti, ho deciso di fare un passo indietro: sarò l’assistente allenatore, con un occhio particolare ai giovani. Un lavoro da dietro le quinte, che mi piace”, ha spiegato Van Basten in conferenza stampa.
Il direttore generale del club olandese Earnest Stewart, conferma: “Abbiamo fatto di tutto per tenerlo, rispettiamo la sua scelta. Sarà l’assistente dei suoi ex vice Dennis Haar e Alex Pastoor fino al 2016″.
This post was last modified on 16 Settembre 2014 - 16:57