“Il problema del calcio italiano sono i settori giovanili”. Parola di molti esperti di pallone, verità (non) lapalissiana del nostro calcio. Vicini ad essere superati anche da Russia e Francia, l’Italia ha ormai perso lo scettro di “calcio più bello del mondo”, rimanendo impantanata nei suoi problemi sportivi e non. Per poter risorgere a grandi livelli occorre tornare a dare spazio ai settore giovanili e ai nostri giovani calciatori, ma come può accadere ciò se due delle più grandi Primavere d’Italia hanno quasi il 50% di giocatori stranieri nelle loro rose?
Per capire meglio il problema dei nostri settori giovanili abbiamo preso in considerazione le Primavere delle tre squadre più blasonate del nostro calcio: Milan, Inter e Juventus. Il futuro del calcio italiano, in crisi dopo due Mondiali disastrosi e alla ricerca di una speranza, passa soprattutto dai calciatori del futuro che stiamo costruendo e formando in questo periodo. Ma se il Milan punta molto sulla nazionalità dei propri ragazzi (solo 3 su una rosa di 23 sono stranieri, pari al 13%), Inter e Juventus non fanno lo stesso. I nerazzurri, guidati da mister Vecchi, hanno in rosa 15 stranieri su 35 elementi, pari al 42,9%; i bianconeri, invece, hanno esattamente il 50% della propria rosa a tinte estere: 10 giocatori su 20 non parlano italiano.
Il Milan, da quando è cambiata la filosofia societaria sulle giovanili, sta maggiormente puntando sui propri ragazzi senza tralasciare la nazionalità. Inter e Juventus, invece, sotto questo punto di vista, sembrano essere ancora indietro (o forse più avanti?), ma una cosa è certa: se il problema del nostro calcio fossero realmente i settori giovanili, a quest’ora non saremmo quinti nel ranking UEFA. Con buona pace di chi ancora crede alle favole.