Il Milan e gli attaccanti spagnoli: un’analisi storica da José Mari a Fernando Torres

Fernando Torres è il nuovo artigliere del Milan. Sarà lui dunque il sostituto di Mario Balotelli. Arriva un giocatore plurimedagliato, può vantare diversi titoli fra club e Nazionale spagnola, scontato ricordare la Champions vinta con il Chelsea e i due campionati europei inframezzati dalla Coppa del Mondo conquistati con le Furie Rosse. Ma facciamo un piccolo passo indietro: scaviamo nel passato, anche recente, analizzando le storie degli iberici passati da Milano, restringendo l’attenzione sugli attaccanti.

Nel dicembre del 1999 viene acquistato dall’Atletico Madrid José María Romero Poyόn, meglio noto appunto come José Mari. È di fatto il primo spagnolo nella storia rossonera, arriva a San Siro dopo aver battuto la concorrenza della Roma e con il beneplacito di Cesare Maldini che lo aveva visionato. 38 miliardi la cifra spesa per portarlo a Milano. Sacchi e Claudio Ranieri ne parlano molto bene, e l’inizio è promettente: già alla seconda partita ufficiale, proprio contro la Roma, segna il definitivo 2-2. Attaccante esterno, è ricordato soprattutto per la sua capacità di… non segnare molti gol. Alla fine della sua esperienza milanista infatti, saranno solamente 14 le reti realizzate, fra serie A, coppe europee e coppa Italia, in 76 presenze. La concorrenza e gli infortuni, fra pubalgia e caviglia, ne limitano l’utilizzo, ma nel complesso José Mari non ha lasciato un segno importante.

Nell’estate del 2000 arriva un altro attaccante spagnolo, il giovane classe 1981 Ivan Peñaranda, cresciuto nella cantera catalana del Barcelona. Un elemento che non farà mai una presenza in prima squadra, gioca nella Primavera di Tassotti ma già dal gennaio 2001 comincia una serie di prestiti che lo porteranno, in pochi anni, ad allontanarsi dal calcio che conta ed appendere le scarpette al chiodo.

Il rapporto Milan-Spagna però non è ancora finito. L’anno seguente, nel 2001, arriva un bomber che ha impressionato nella Coppa Uefa della stagione precedente, con la maglia dell’Alaves. Ci stiamo riferendo ovviamente a Javi Moreno, soprannominato dai tifosi “ el Ratόn”, cioè il topo, per via delle sembianze particolari e delle movenze in campo. Furono 32 i miliardi spesi per il capocannoniere della Liga; Galliani vinse anche la concorrenza del Barcelona (club in cui nacque calcisticamente Moreno). Le belle parole di Cesare Maldini e Arrigo Sacchi non furono accompagnate purtroppo da prestazioni degne di nota da parte del neo acquisto rossonero. Chiuso da Shevchenko ed Inzaghi, parte spesso dalla panchina e in campo non impressiona più di tanto. Per lui 9 i gol segnati in 27 partite ufficiali: le più importanti furono le due reti che permisero al Milan di battere la Lazio nei quarti di finale di coppa Italia e raggiungere le semifinali della competizione. La prima stagione di Javi Moreno fu anche l’ultima con la maglia del Milan: venne infatti ceduto all’Atletico Madrid nell’estate del 2002.

L’ultimo attaccante iberico che ha vestito i colori rossoneri, con alle spalle, tra l’altro, un numero glorioso, il 22 di Kakà, è stato Bojan Krkic, nella stagione 2012/2013. Il giovane catalano, dopo l’esperienza alla Roma l’anno prima, arriva in prestito dal Barcelona. Il Milan, orfano di Ibrahimovic, Thiago Silva e molti senatori, comincia una sorta di anno zero. Allegri ci mette del tempo a trovare la giusta quadratura, prova diversi schemi. Bojan entra pian piano nel gioco rossonero, la prima rete arriva il 3 novembre nella partita vinta 5-1 contro il Chievo. Diversi infortuni però, uniti ad una stabilità tattica finalmente raggiunta nel corso dei mesi, non gli permettono di avere molto spazio. Alla fine saranno solo 3 le reti, in 27 presenze totali. Il Milan non lo riscatta a fine stagione, Bojan torna momentaneamente al Barça: l’Ajax lo accoglierà poi in prestito.

Ora tocca a Fernando Torres. La caratura internazionale è importante, la classe non gli è mai mancata: lui vuole riscattarsi, i tifosi lo aspettano.

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