Il calcio italiano è in crisi, allora la Federcalcio decide di cambiare. Dopo essersi affidata ad Antonio Conte, il tecnico più affidabile ed ambizioso possibile, per ridare alla nostra Nazionale prestigio e credibilità, ora si pensa a delle regole di base per rivoluzionare il mondo del pallone. Un problema di cui si continua a dibattere continuamente è quello riguardante i troppi stranieri presenti in Serie A e i pochi italiani che giocano titolari nei nostri club, soprattutto nelle squadre più importanti. La riforma a cui si sta lavorando prevederebbe l’obbligo di schierare almeno quattro calciatori nostrani nella formazione titolare delle sfide di Serie A e B, o comunque almeno sei a referto.
Un tentativo per incentivare gli allenatori a puntare di più sui giovani della Primavera e su prodotti italiani che vede il Milan un po’ come precursore di questo modello. Sia nella squadra attuale che in quelle passate, infatti, i rossoneri hanno sempre puntato su un nucleo predefinito di elementi nostrani. Pensiamo, per esempio, ai vari Nesta, Pirlo, Gattuso, Maldini, Inzaghi, Ambrosini del Milan di Ancelotti, ma anche agli attuali De Sciglio, Abate, Poli, Montolivo, El Shaarawy, Bonera, Bonaventura, Pazzini che fanno parte in pianta stabile della squadra di Pippo Inzaghi.
In tutte le formazioni milaniste degli ultimi tempi c’erano dei “clan” molto nutriti di altre nazionalità. Nella compagine di Ancelotti, o Leonardo ed il primo Allegri, c’era un gruppo folto di brasiliani, adesso c’è qualche francese in più, ma, sia in Primavera che in prima squadra, il Milan conta tanti italiani. Non è un caso, infatti, che da tanti anni ormai il Diavolo, dopo la Juventus, è la squadra che “presta” più giocatori alla Nazionale italiana. Un’impronta molto italica, quindi, sia nei momenti più luccicanti della storia rossonera sia in quelli, come questo, un po’ più bui.