E’ stato di fatto il primo acquisto del nuovo Milan, l’unico desiderio inseguito, di persona e dal vivo, da Filippo Inzaghi. Ibiza, 3 giugno 2014: Pippo, insieme a Galliani, vede, parla ed ottiene il sì di Jeremey Menez.
Menez è stato un segnale, indizio base a confermare il 4-3-3 come modulo di riferimento 2014/2015, non un semplice dettaglio. Sarà sempre un affare economico, arrivato a zero dal PSG (ingaggio a 2.5 milioni netti all’anno): arma dinamica del presente, decisivo e formidabile per l’avvenire. Dipenderà dal carattere, dal suo rendimento spesso incostante, dall’ambiente. Menez lo ha detto fin dall’inizio: gli basta la fiducia, i piedi buoni non gli mancano. E pensare che l’inizio non era stato proprio fortunato: amichevole in famiglia ad inizio luglio e subito ai box per diverse settimane a causa di un problema fisico. Ha saltato Renate, Monza, Olympiacos, Manchester e Liverpool, poi il rientro nel finale col Chivas (3-0) e l’ascesa no-stop. In gol, sempre su rigore, contro Sassuolo (Trofeo TIM) e Lazio all’esordio in campionato: San Siro lo conosceva, la gente lo considera un giusto colpo di mercato. Esterno d’attacco, preferisce stare a sinistro ma è destro di natura.
Per adesso impiegato più da “falso nove”, le risposte sono state buone e l’esperimento verrà sicuramente riproposto (dipenderà dagli avversari). A Parma però, lì in mezzo, toccherà a Torres, per Menez il possibile e semplice ritorno alle origini, al posto di un El Shaarawy non al meglio. Ed una sicurezza: è già al centro del Milan.