Milan-Juventus lo gioca anche Adriano Galliani, sono diversi i motivi per definire speciale la sfida di domani sera per l’AD rossonero, intervistato stamane dal Corriere della Sera. Ecco il testo integrale delle sue parole, domande e risposte.
È il momento di rivelare tutta la verità sulla sua passione giovanile per la Juventus.
“È finita presto, da ragazzino. La mia squadra del cuore è sempre stata il Monza. I monzesi non si sentono milanesi, quindi in molti per contrapposizione tifano Juve. È un fatto che trae origine dalla storia: Monza è l’unica città della diocesi di Milano che segue il rito romano e non ambrosiano. È stata capitale dei longobardi, ha ospitato il re, era democristiana quando la periferia di Milano era rossa, insomma ha sempre difeso un’identità non milanese“.
Ma ora lei si sente milanese.
“Sì. Milanese e milanista. Vivo a Milano da 28 anni“.
Qual è lo stato di salute della città?
“In questi 28 anni l’ho vista peggiorare, ma ora mi sembra in crescita: ha il più bel progetto immobiliare d’Europa, parlo di Porta Nuova, una nuova Fiera e l’Expo metterà il timbro su questa ripresa“.
E a livello calcistico?
“Anche. Il Milan viene da un campionato negativo, dopo un primo, un secondo e un terzo posto. E con Allegri in Champions ha sempre superato i gironi. Certo, le scorse sere ho sofferto molto a vedere le partite di Coppa senza il Milan“.
Nel 2016 la finale sarà a San Siro. Uno stimolo in più?
“È ovvio che uno spera di esserci, ma intanto è un successo per la città. Avremo uno stadio bellissimo, collegato con la metropolitana: si avvicinerà ai migliori d’Europa“.
La scorsa stagione che cosa non ha funzionato?
“È come con le crisi economiche: tutti sono bravi a spiegarle dopo, nessuno ti dice prima che andrà in un certo modo. Ora è inutile parlarne, il passato non ha rimedio“.
Con Seedorf finirete in tribunale?
“Seedorf non ha fatto, a oggi, alcuna richiesta danni“.
Domani incontra un pezzo del passato: Massimiliano Allegri. Come ha saputo che sarebbe andato alla Juve?
“Me l’ha comunicato lui. Ci siamo incrociati mentre partiva per Torino. L’avevo incontrato il weekend precedente e l’avevo rimproverato perché non era andato alla Lazio del mio amico Lotito. E fino a due giorni prima, tutti pensavano che Allegri sarebbe andato in Nazionale e Conte sarebbe rimasto alla Juve: la vita è imprevedibile“.
E in questi giorni l’ha sentito?
“Sì, gli ho fatto l’in bocca al lupo per l’esordio in Champions e poi ci siamo risentiti per motivi organizzativi, non abbiamo parlato di Milan-Juve“.
Le farà uno strano effetto vederlo sulla panchina della Juve?
“Dopo aver visto Leonardo su quella dell’Inter mi sono ‘mitridatizzato’. Sono pronto a tutto“.
Quanto è stato vicino Antonio Conte al Milan?
“Diciamo che un po’ di corteggiamento c’è stato. Conte è un grandissimo allenatore. E secondo me Inzaghi gli assomiglia molto“.
Incontrare Allegri, con cui non è in grandi rapporti, sarà un’extra motivazione per Inzaghi?
“Inzaghi è motivato sempre, non ha bisogno di extra“.
Questo Milan sembra avere già l’impronta del suo allenatore.
“Abbiamo preso giocatori adatti alle idee di Inzaghi. C’è una sintonia totale, tra me, lui e il presidente Berlusconi“.
E i rapporti con Barbara?
“Non ha più senso parlarne, c’è una divisione di compiti che funziona“.
Come nasce il feeling speciale tra Inzaghi e il presidente?
“C’è sempre stato. È una cosa epidermica. Prima della finale di Atene, Berlusconi chiamò Inzaghi e gli predisse che avrebbe segnato due gol. In quella vigilia Pippo non stava in piedi. L’avevo anche detto a Ancelotti: ‘Ma non è meglio far giocare Gilardino?’. E Carlo: ‘Ha ragione, ma magari domani segna’“.
Quanto sta incidendo sui risultati la vicinanza di Berlusconi alla squadra?
“Nessuno più di me conosce la capacità di motivare gli uomini di Silvio Berlusconi. Ricordo l’effetto che, 35 anni fa, quando l’ho conosciuto, mi facevano gli incontri con lui: uscivo da Arcore e volavo. Immagino che ai giocatori stia succedendo lo stesso“.
Torniamo alla Juve: siete avversarie anche su tutti i temi politici, dai diritti tv al presidente di Lega al presidente federale.
“Con la Juve di Giraudo avevamo visioni di politica calcistica condivise. Attualmente le cose sono cambiate e, a differenza di un tempo, ci sono molti più punti in comune con l’Inter“.
Tra i temi di scontro c’è la figura di Lotito.
“Lotito è il dirigente sportivo italiano che lavora più di tutti. Non sta facendo i propri interessi, ma quelli della stragrande maggioranza dei club di A. Il calcio italiano è accusato di immobilismo, poi se uno cerca di fare le riforme viene visto con sospetto“.
Però dà l’impressione di fare la badante a Tavecchio.
“Tavecchio vive di luce propria perché è un ottimo dirigente. Quanto a Lotito è normale che il rappresentante della Lega di A si impegni attivamente in Federazione“.
Si possono ridurre gli stranieri in rosa?
“Sono favorevole ad adottare le regole Uefa, cioè rose con 25 giocatori, 4 italiani e 4 provenienti dal proprio settore giovanile, con qualche adattamento“.
Perché ha ceduto Balotelli?
“Ho capito che il suo desiderio era di andarsene. Se crescerà diventerà un grandissimo giocatore. Il suo gol col Liverpool mi ha fatto molto piacere”.
È vero che il Milan ha detto basta ai bad boys e vuole solo bravi ragazzi?
«Diciamo che questo tipo di attenzione è un po’ cresciuta“.
Il gol di tacco di Ménez ha rivalutato la famosa politica dei parametri zero.
“Gli acquisti non vanno valutati per il costo, ma per il rendimento. È molto più difficile strappare alla concorrenza giocatori in scadenza. L’appeal del Milan aiuta, ma occorrono conoscenza del mondo degli agenti e relazioni con i club. Per esempio: Ménez e Alex erano a fine contratto, ma Diego Lopez e Torres erano ancora legati a Real e Chelsea. Li abbiamo acquistati a zero solo grazie a rapporti personali“.