Hernan Crespo, sincero e vero. Il Milan nel cuore, ma anche come rimpianto, da giocatore prima e da membro dello staff di Seedorf mancato poi. Questa la sua intervista integrale di stamane a La Gazzetta dello Sport, piena di rossonero.
Su Parma-Milan: “Se l’allenatore del Parma, la prima cosa da fare è ritrovare la mentalità da provinciale: da lì si deve partire. Una squadra che stupisca e che giochi sempre ad alta intensità. Il Milan è superiore, ma in una partita può succedere tutto e il contrario di tutto. La mia tattica è semplice: aspetto e colpisco. Guai a dare spazio ai milanisti, guai a lasciare soli i difensori gialloblu. Ai giocatori del Milan, invece, direi dimenticare la vittoria sulla Lazio. Se pensano di essere diventati fenomeni, rischiano di prendere gol da chiunque. Non è più il Milan dei vecchi tempi, è vero, ma devono essere comunque protagonisti. Sui campi di provincia bisogna vincere. Come? Stando sul pezzo, senza cali di concentrazione. Hanno lavorato tanto quest’estate, si tratta di mettere in pratica gli insegnamenti“.
Sull’esperienza al Milan: “Il Milan era il sogno. Quando ero ragazzo, a Buenos Aires, tifavo per il Napoli di Maradona, ma ammiravo il Milan di Gullit e Van Basten. Sono cresciuto con il mito di Van Basten, lui era il massimo, l’obiettivo a cui tendeva ogni attaccante. Sono riuscito a giocare nella squadra che amavo, è vero. Ma solo un anno…Perché? Colpa di Istanbul. Ma Galliani con me è sempre stato onesto e gentile. Mi ha ripetuto, più di una volta, che è stato uno sbaglio non confermarmi. Mi è dispiaciuta quella decisione, perché non ho avuto la possibilità di giocare la rivincita di Atene 2007“.
Su quella maledetta Champions persa nel 2005: “Il calcio è fatto anche di dolore. Tutto qui. Io faccio una doppietta, alla fine del primo tempo stiamo vincendo 3-0, siamo carichi come le molle, Ancelotti ci dice che stiamo giocando alla grande, torniamo in campo e… si spegne la luce per sei minuti. Quella partita, quei gol, i miei gol, li ho rivisti soltanto due mesi fa, prima non ne avevo la forza, mi faceva ancora male. Dopo Atene 2007 però è accaduta una cosa bellissima. Subito dopo la vittoria ho ricevuyo sul cellulare alcuni sms dai miei ex compagni del Milan. Nesta, Pirlo, Gattuso, Brocchi, lo stesso Ancelotti… Mi scrivevano che quella coppa, quella che avevano appena conquistato ad Atene, era anche un po’ mia. E pensare che allora giocavo nell’Inter… Sono testimonianze e ricordi che non si cancellano“.
Ecco uno dei passaggi principali, su Seedorf: “Eravamo d’accordo. Nello staff di Seedorf dovevamo esserci io e Jaap Stam. Poi sapete tutti quello che è successo, Clarence mi ha telefonato dicendomi che è saltato tutto. Pazienza. Agli imprevisti sono abituato. Pensate che un anno prima dovevo andare al Real Madrid con Ancelotti e mi sono ritrovato a fare il commentatore televisivo…“.
Crespo, allenatore della Primavera del Parma, e i suoi modelli: “Modelli? Osservo tutti, studio, poi faccio una sintesi. Vorrei essere un po’ Ancelotti, un po’ Mourinho, un po’ Bielsa. Da Ancelotti vorrei prendere a tranquillità, l’umanità e la capacità di essere sempre in sintonia con i giocatori, da Mourinho la metodologia d’allenamento e la sua capacità di entrare nella testa dei ragazzi, mentre da Bielsa la sua bravura nel migliorare le qualità dei giocatori“.
Su Inzaghi: “Abbiamo fatto il Supercorso a Coverciano assieme. Lui è uno che non molla mai. Come quando giocava: lo vedevi e non ti impressionava per le grandi qualità tecniche, però quando c’era da buttarla dentro lo trovavi sempre al posto giusto. Da allenatore è uguale. Meticoloso, preciso, concreto. Con la Primavera ha lavorato molto bene“.
Su El Shaarawy: “Ci ho giocato assieme quando ero al Genoa. È un ragazzo serio, le qualità non gli mancano. Ha già conosciuto i momenti duri e si è fatto le ossa. Ora sa che i complimenti e le pacche sulle spalle vanno e vengono. Fino ad ora è stato un ottimo giocatore per sei mesi, o poco di più. Lo aspetto per una stagione intera. Scommetto su di lui“.
Su Balotelli: “Il giudizio su Balotelli dipende dalle aspettative che hai su di lui. Se pensi che Mario possa segnare 25 gol a stagione, allora hai sbagliato tutto. Lui non ha mai avuto continuità. Può risolvere una gara con un numero da campione, ma non puoi chiedergli di farlo sempre”.
Infine, su Torres: “Torres è tecnicamente un grande centravanti. Garantisce presenza in area di rigore, è veloce, attacca lo spazio. Considerando il centrocampo del Milan, è l’uomo adatto a finalizzare la manovra“.
This post was last modified on 12 Settembre 2014 - 12:16