L’entusiasmo è stato subito smorzato, le facili presunzioni di superiorità subito annichilite e la parola scudetto, pronunciata da tifosi e persino da alcuni calciatori, ma mai, intelligentemente, da Inzaghi, è parsa, in tutta la sua crudezza, esagerata. Ci ha pensato la Juventus a riportare il Diavolo con i piedi per terra e a far capire a tutto l’ambiente rossonero, si spera, che ancora c’è tantissima strada da fare prima di potersi ritenere al livello dei bianconeri e vincere almeno in Italia. Perché, al di là della sconfitta, a balzare agli occhi è stata la netta superiorità della vecchia signora, persino dal punto di vista fisico, pur avendo la partita di Champions in più sulle gambe e due giorni pieni in meno per prepararsi. Del resto non si poteva pensare, in soli quattro mesi, di poter raggiungere il livello di una squadra che domina da tre anni in Italia e che si conosce a memoria. Presuntuoso chi ha pensato di vincere facile, nessuno, crediamo, in casa Milan. IN RIBASSO.
È proprio questa nuova umiltà della squadra il punto da cui ripartire. Si è perso con una squadra più forte, normale che questo potesse accadere. Proprio per questo, il ko di ieri sera va digerito senza mal di pancia. Il gruppo c’è, è compatto e in costante miglioramento. Ed è per questo che la sconfitta contro i bianconeri non deve buttar giù, perché non era questo il vero banco di prova, come lo sarà, invece, la trasferta di Empoli martedì. L’anno scorso di questi tempi, il Diavolo aveva racimolato, contro squadre ben inferiori, soltanto quattro punti, adesso sono due in più. E con una vittoria in Toscana si può subito dare un segnale di ripresa, che dimostrerebbe come la squadra abbia ritrovato una mentalità vincente che lo scorso anno è mancata. In caso contrario, saremmo punto e daccapo. Ma siamo solo all’inizio. La strada, per il momento, è quella giusta. IN RIALZO.
Che il cammino intrapreso sembra essere quello giusto è dimostrato anche e soprattutto dal fatto che quest’anno, a differenza della stagione passata, non si sentono più dichiarazioni del tipo “la squadra è stata costruita male“, oppure “la società ha bisogno di essere rilanciata“. Anzi, i toni sono di livello opposto, come dimostrato dalla frase di ieri di Barbara Berlusconi: “Da tempo non riscontravo un clima così positivo, sia a Milanello che in società”. Insomma, la serenità che Inzaghi ha riportato nei calciatori non è altro che lo specchio di quella ritrovata ai piani alti, dove, dopo un anno di turbolenze, la convivenza tra Galliani e Lady B sembra andare a gonfie vele. Importante anche la presenza, finalmente costante, di Silvio Berlusconi a Milanello. Tanti indizi, dunque, per una prova sempre più convincente: c’è compattezza, quello che serve per ripartire, anche di fronte alle sconfitte. IN RIALZO.
Dispiace che, in un momento positivo per la società, a prendersi le prime pagine sia ancora la vicenda Seedorf, di cui ci siamo obiettivamente stancati. In quattro mesi non solo la situazione non è migliorata, ma si va di male in peggio. In settimana, infatti, l’ex Ministro del Lavoro e attuale legale dell’olandese, Tiziano Treu, ha evidenziato che allo stato attuale delle cose c’è il serio rischio che la questione finisca in tribunale. Seedorf, che ha tenuto a evidenziare poco elegantemente che lui ha ancora un contratto con il Milan, per cui non allenerà a breve, potrebbe avanzare una richiesta di danni morali e materiali. La posizione dell’olandese non cambia, vuole tutti i 10 milioni di euro lordi previsti fino al 2016, richiesta che fa alzare l’asticella della tensione. La prossima settimana ci potrebbe essere un nuovo incontro tra Treu e la società, per cercare una soluzione morbida e intelligente, sempre che Seedorf ne abbia davvero l’intenzione. IN RIBASSO.
This post was last modified on 22 Settembre 2014 - 11:16