Rivendica subito di aver battuto Mario Balotelli a basket nella palestra del Davidson College (“Ho vinto io ovviamente, Mario non arrivava nemmeno al ferro...”). Ed è determinato a riprendersi il Milan dopo una stagione in cui ha scontato i postumi dell’infortunio. Giampaolo Pazzini si presenta ai nastri di partenza con tanto orgoglio e voglia di fare quello che meglio gli riesce: segnare. “Non sono stato molto fortunato negli ultimi tempi – ha spiegato il giocatore in un’intervista alla Gazzetta dello Sport –. Sentivo anch’io molta stima nei miei confronti, in molti mi avrebbero voluto vedere in campo, ma poi non succedeva. Una situazione davvero beffarda”.
Poi su Mario Balotelli che più volte aveva chiesto di giocare proprio in tandem col Pazzo: “E’ vero, ci ha provato in ogni modo, ma non ce l’ha fatta… E’ un peccato perché dopo l’infortunio ero rientrato bene, mi stavo allenando con una buona gamba e avevo anche fatto un paio di gol. Solo che mi è capitato diverse volte di andare a dormire titolare alla vigilia e svegliarmi panchinaro il giorno della partita. Io e Mario possiamo convivere bene. A lui piace muoversi intorno all’area, a me piace stare dentro per finalizzare. Quindi siamo complementari. Andarmene? No, è un’idea che non mi ha mai sfiorato. Al Milan sto molto bene, ho sempre sentito la fiducia del club e dei tifosi”.
E ancora su SuperMario: “Si può anche provare a dargli le consegne da centravanti in modo rigido, ma è difficile cambiare le caratteristiche di un giocatore che ama giocare in quel modo già da tempo. Comunque lo vedo tranquillo, si sta allenando bene e ha grandi idee in testa”. Quindi su Inzaghi: “Ci sta trasmettendo lo spirito Milan, ci fa capire cosa rappresenta questa maglia. Cerca di trasferirci la maniacalità che mette tutti i giorni sul lavoro. A livello pratico vuole il gioco, solo che sono concetti nuovi: occorre che noi ci si metta mentalità e voglia, e posso assicurare che lo stiamo seguendo tutti con grande spirito di sacrificio. Mi dà sempre consigli molto giusti sui movimenti e sulle situazioni di campo. Magari mi capita di dirgli “mister, non sono riuscito ad arrivare su quel pallone”, e lui mi spiega come faceva in situazioni analoghe quando giocava. Non mi sento un privilegiato, semplicemente gioco in quella che era la sua posizione”.
Capitolo Montolivo: “Riccardo è molto importante per noi. Si sente la sua mancanza nello spogliatoio e anche in campo: è unico come caratteristiche”. E sul gruppo italiano: “Il Milan ha sempre avuto uno zoccolo duro italiano. Noi cerchiamo di fare da traino agli altri, di farli allenare bene“. Mentre sugli obiettivi stagionali: “Ora come ora è difficile dire a quale posizione possiamo ambire, ma una cosa è certa: realisticamente non possiamo essere quelli dell’ottavo posto. E’ impossibile ripetere una stagione simile. Siamo una buona squadra, che deve trovare la giusta coesione. Non siamo in grado di puntare su un singolo, quindi dobbiamo valorizzare il gruppo. Capisco i tifosi perché sono arrabbiato anch’io. E così è dura riportare la gente allo stadio, come vorremmo tutti. Ma questo gruppo ha una grande voglia di rivalsa, non ripeteremo la scorsa stagione. I concetti di certo non ci mancano: il 31 agosto il nostro pubblico vedrà un’altra squadra”.
Infine, sulle amichevoli della Guinness Cup: “Forse aver preso qualche bastonata può anche farci bene. Abbiamo creato poco e difeso male, è un problema di squadra. Ma di base resto ottimista, abbiamo un allenatore che cura anche i particolari. Ci stiamo confrontando tanto e la tournée sotto questo aspetto è positiva perché ci dà modo di stare insieme a lungo. Posso assicurare che non ci limitiamo all’allenamento sul campo. Qua ci teniamo tutti”.