Pippo, ora devi (in)segnare

Più attaccanti non è garanzia di più gol, il Milan più che scoprire l’America ha confermato una vecchia legge del calcio. Il nuovo modulo di Inzaghi è in necessaria sperimentazione: per adesso sono stati messi in mostra più i limiti che i vantaggi del 4-3-3, ma l’equilibrio arriverà.

Il piatto piange. Tra Toronto, Pittsburgh e Charlotte i rossoneri hanno segnato solo un gol (subendone 10), e la firma è stata del centrocampista Muntari. La squadra ha proposto a singhiozzi, creando senza spaventare, tirando davvero poco verso la porta. Si è quasi disinnescata da sola. El Shaarawy sta ritrovando se stesso, Pazzini si è nascosto, Honda quasi mai acceso. E Balotelli insegue una condizione fisica ottimale, dimostrando di essere comunque l’unico vero imprescindibile lì davanti; al tempo stesso al centro del mercato. E’ Niang l’uomo del momento, non è più un paradosso. Quello offensivo è il reparto più deludente visto fin qui, proprio quel ruolo che ha consegnato l’Inzaghi giocatore alla storia. Strano ma vero, l’allarme si può spegnere: se la difesa ha un debolezza più profonda, preoccupante e strutturale, confermata nel corso della Guinness Cup, l’attacco aspetta una logica (e Menez). Organizzazione ed efficacia non si vedono ancora. La posta in palio è più rischiosa, specie in caso di fallimento perché i giocatori per competere ci sono.

Serve tempo ma il tempo stringe. Un gioco di parole per approfondire un problema generale, meno evidente contro il Liverpool. Fiducia, sinergia, conoscenza e cattiveria: a meno di un mese dall’inizio del campionato il Milan di Inzaghi deve ancora imparare a fare gol.

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