Robinho, ora basta prenderci in giro. Una settimana fa l’addio sembrava finalmente vicino ad una svolta, l’arrivo del suo agente a Milano e l’incontro in programma con la dirigenza rossonera suggerivano qualcosa di diverso rispetto al solito. Poveri illusi. Un weekend dopo siamo costretti a commentare la farsa che da quasi 24 mesi rimane in sospeso: il Milan vuole vendere Robinho ma non riesce, il giocatore non si capisce cosa voglia fare.
Siamo al ridicolo, avete stufato. In Brasile fanno i furbi, il giochino si è rotto: sognano senza spendere, lo inseguono ma solo a parole. Dal Qatar alla Turchia, perfino qualche squadra greca ha manifestato interesse per l’attaccante, destinazioni ovviamente poco gradite, ma il punto di non ritorno resta quel dannato contratto rinnovato fino al 2016 un anno fa: sì al ribasso, ma sempre a 2.5 milioni di euro netti a stagione. Fin dall’inizio, 31 agosto 2010, il Milan ha sbagliato a ricoprirlo d’oro, però la cosa più grave, folle, è il non aver tagliato la corda prima, in qualsiasi caso e con ogni forza. Allegri stravedeva per il ragazzo dall’errore facile, forse era per questo. La società di via Aldo Rossi deve rassegnarsi, il prima possibile: smettere di pretendere un legittimo se non doveroso conguaglio per il cartellino, circa 3 milioni, mettersi l’anima in pace e liberarsi di un grosso problema. Rescindere resta l’unica soluzione possibile, estrema ma comunque benefica. Il guadagno sarebbe minimo, tanto vale lasciarlo direttamente trattare con i vari presidenti brasiliani, bravissimi a dichiarare banalità e promettere il nulla. In questo senso sta anche a noi non dare peso ai fiumi di bugie che ogni ora cantano e suonano dal paese dei Mondiali. E anche il suo agente dal volto invisibile è proprio un bel personaggino, a dir poco inaffidabile. La legge per qualsiasi trattativa non è difficile: paghi, compri. Robinho ha il dovere di dimostrarsi serio ed intelligente, se vuole la “soluzione migliore per tutti” abbassi le pretese e rispetti i colori rossoneri. L’Orlando era la soluzione più comoda e preferita, ma investire sull’ex Santos non conviene come per Kakà.
Il Milan faccia chiarezza: nessuno pensa davvero che Cerci non arriva solo per colpa di Binho, nemmeno i soldi risparmiati dagli stipendi del numero 7 e Ricky messi insieme possono spaventare il Torino: la verità è che manca il potere, il denaro, il fascino, l’Europa. Il mercato è fermo per questo. Nel frattempo il Monza è stato battuto e l’Olympiacos mal digerito: Inzaghi merita una squadra migliore e, perdonateci, anche i tifosi.