“Balotelli è triste, anzi disperato. Solo Galliani lo ha tutelato mentre dalla Figc silenzio assoluto“. E ancora: “E’ vergognoso prendersela solo con lui: questa sì che è mancanza di equilibrio, specchio di un Paese in cui il calcio è morto“. Mino Raiola, come al solito, ci va giù durissimo nel commentare le polemiche su Mario Balotelli dopo l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport il manager del giocatore usa toni velenosi: “C’è mancanza di equilibrio, specchio di un Paese in cui il calcio è morto. Ma qualcuno in Italia pensava davvero di vincere il Mondiale? Io non mi sono stupito di questo fallimento“.
Quindi l’analisi sulla gestione della Nazionale: “Non conosco Prandelli – spiega Raiola – ma la sua idea tattica era perdente. Come si può pensare di vincere con un solo attaccante in campo? Anche la Costa Rica ne schierava tre“. Poi su Balotelli: “Non ha accusato nessuno, semmai è depresso perchè sa di non essere riuscito a esprimere tutto il suo talento. Ma aggiungo: chi salvereste dell’Italia? Pirlo perchè fa grandi giocate, ma il resto… Ho letto frasi di De Rossi, non voglio commentarle e capisco la delusione ma quando ha segnato l’Uruguay in difesa non ho visto Mario. Quando sento fare distinzioni tra senatori e giovani deduco che non c’era un gruppo unito”.
Poi: “Io dico solo che è sottoposto a pressioni incredibili, ha tutta l’Italia addosso. Lui reagisce alla sua maniera, ma vi assicuro che non è semplice la sua situazione. Cosa gli devo dire? Io non ci riuscirei. Nazionale? Mario ha sempre risposto alle convocazioni con entusiasmo. Per lui è il massimo giocare per l’Italia. Ma non dipende da lui. Se dovessi credere alle critiche magari il prossimo c.t. non lo chiama…”.
Poi la stilettata più grossa: “Mario sta dove gli vogliono bene. Apprezzo le frasi di Galliani, ma ora voglio rispondere anche a quelle di Barbara Berlusconi. Se per lei è sostituibile, mi chiami in sede e una soluzione la troviamo: come sono abituato a fare. Ricordo che Mario aveva altre offerte importanti. Lui al Milan c’è per cuore, lei non lo so“.
Infine sul calcio italiano: “Il nostro Paese ha un cancro. Siamo alla deriva anche nel calcio e nessuno si prende una responsabilità. A Coverciano non cambia nulla da decenni. Ai tecnici delle giovanili chiediamo solo di vincere: e chi forma i giovani? In Germania hanno scelto una strada e i risultati si vedono. Qui si pensa solo alle poltrone. Non basta cambiare un singolo se il sistema non cambia radicalmente. Abete aveva già fallito perdendo l’assegnazione dell’Europeo 2008. Abbiamo così perso l’occasione di rinnovarci puntando su stadi moderni e strutture adeguate. In 6 anni non ha mai prospettato un progetto di rilancio e il problema non sono gli extracomunitari. Il prodotto oggi è scadente. Non stupiamoci se perdiamo i calciatori migliori e non arrivano più le stelle come una volta. Spero che si faccia qualcosa. Se non succede nulla, penso ad una provocazione: scioperiamo. Gli stessi presidenti devono riflettere”.