Perdere, senza mai dare l’impressione di poter rimontare. Lasciare un’impressione disarmante, in preoccupante contrasto con quanto visto appena sabato scorso: l’Italia, oggi, davvero non c’era. Non c’era quando ha lasciato il suo unico attaccante, Mario Balotelli, in balia di un quintetto difensivo inaspettatamente solido e ben schierato dal tecnico della Costa Rica. Non c’era quando ha deciso, per masochismo, di non provare mai a creare gioco. Non c’era quando ha deciso che, almeno per oggi, il gioco sulle fasce sarebbe stato un lontano sconosciuto.
E la Costa Rica? Vince, 1-0, con pieno merito e senza faticare poi tanto. Fiera e orgogliosa di aver trovato la partita della vita, derubata di un rigore nettissimo che, forse, avrebbe indirizzato il punteggio in suo favore anche un po’ prima. Si è difeso, bene, molto più alto di quanto forse pensava Cesare Prandelli. E ha scalfito le convinzioni di coloro che si aspettavano una squadra rassegnata, senza idee e condannata a recitare il ruolo della vittima sacrificale.
E i due rossoneri Abate e Balotelli? Spariti nel torpore di una squadra senz’anima. Male Mario, colpevole di aver sbagliato un’occasione da goal relativamente facile che, con ogni probabilità, ci avrebbe permesso di vedere una partita diversa. Ingeneroso, forse, giudicare un attaccante da una sola palla, ma quante occasioni così ghiotte capitano nel giro di un Mondiale? Non sufficiente anche la prestazione del terzino: tanta corsa, tanta generosità, poca concretezza. E quel fastidioso, costante vizio di non esser mai al posto giusto al momento giusto quando si tratta di difendere.
This post was last modified on 20 Giugno 2014 - 21:46