Balotelli segna il gol più importante del Mondiale che regala la vittoria all’Italia sull’Inghilterra. De Jong è il migliore in campo nella vittoria più clamorosa di queste prime partite in Brasile. Honda segna un gol spettacolare ed è il più bravo nella sfortunata sconfitta del Giappone. Zapata dirige alla grande la sua difesa nel successo della Colombia. Gli unici che steccano sono Muntari ed Essien con il Ghana. Insomma il bilancio dei milanisti a Brasile 2014 è molto positivo. Segno che non siamo proprio una squadra da buttare via e che quest’anno la rosa rossonera ha reso molto al di sotto delle proprie potenzialità. Non voglio stare a ripercorrere la stagione e a distribuire le responsabilità tra la dirigenza, la proprietà, padre o figlia che sia, gli allenatori, primo o secondo che sia, e i giocatori stessi.
Ripartiamo da qui per sottolineare le prime paroline magiche che ho captato “off record” del nostro nuovo allenatore. “Questa squadra qui, con una risistemata e con un po’ di entusiasmo, è già da terzo posto, senza cambiare nulla”. Di questo era convinto Superpippo già a inizio maggio, prima che arrivassero i due parametri zero Alex e Menez. Il suo entusiasmo è travolgente e il presidente Berlusconi non ne è rimasto indifferente. Dato molto importante, soprattutto quando si tratterà di staccare gli “assegnoni” per i colpi a pagamento. Inzaghi è davvero convinto che la squadra che è arrivata ottava quest’anno non per limiti propri ma per “colpe proprie”, possa fare molto meglio. E non è difficile dargli ragione. Davvero pensiamo che la rosa del Milan di quest’anno sia qualitativamente inferiore a quelle di Parma, Torino, Fiorentina e Inter che ci sono arrivate davanti? Non scherziamo. La Roma dell’anno scorso ci deve insegnare molto. Era arrivata settima a causa di una gestione tecnica e dirigenziale totalmente sballate. Anche in quel caso la doppia carica di direttore sportivo aveva logorato squadra e società. E guarda caso, da quando ha preso lo scettro in mano il solo Sabatini, tutto ha cominciato a funzionare. L’estate scorsa la Roma è riuscita a rinforzarsi “vendendo” e addirittura chiudendo in attivo il bilancio di mercato. La stessa cosa si propone di farla il Milan quest’anno.
Al di là dei giocatori che partiranno e che si porteranno via i loro ingaggi pesanti, cioè Robinho, Mexes e forse anche Kakà, il Milan dovrà vendere i due “gioielli” di famiglia cioè Balotelli e De Sciglio. Le destinazioni dei due sono già praticamente definite. E con i proventi di queste cessioni, la società di via Aldo Rossi potrà dare una “sistematina” al bilancio 2014 (quasi scevro dei diritti di Champions), ma soprattutto potrà finanziare il mercato di questa estate. Mercato che prevede ancora tre innesti, un terzino, un centrocampista al posto di Montolivo e un attaccante esterno. Il terzino dovrebbe essere il vecchio amore Cissokho, che arriverebbe da Valencia in coppia con Rami. A centrocampo si attende un’occasione che non chiuda la porta alla crescita di Cristante. In attacco l’unico vero e grande obiettivo è Alessio Cerci. Iturbe costa troppo. In ogni caso tutti i giocatori offensivi accostati al Milan in questi giorni, oltre ad El Shaarawy e Menez presuppongono la volontà inzaghiana di rinunciare alla punta centrale “catalizzatrice” del gioco.
Insomma Inzaghi non vuol giocare con un centravanti alla Ibra o alla Balotelli. Ed è concreta la convinzione che questo cambiamento porterà grande giovamento ad El Shaarawy riportandolo al rendimento di un anno e mezzo fa, prima che arrivasse Marione. Questo è il progetto tattico del nuovo Milan di Inzaghi. E’ un progetto in cantiere da tanto tempo. Seedorfiani, non evoluti e contestatori a gettone cominciano ad accorgersene. Come sempre sul carro rossonero ci sarà posto anche per loro… o forse no.
This post was last modified on 18 Giugno 2014 - 18:27